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Lavoro, nel Lazio è boom di partite iva

Roma – Licenziamenti, mancate assunzioni, precarizzazione del lavoro, e anche la buona volontà di chi si getta nella mischia. Sta di fatto che nel Lazio c'è il boom della libera iniziativa individuale. Imprenditori di se stessi, con i rischi che comporta. Per un rapporto della Cgia di Mestre, tra il 2008 e il 2014 il numero delle partita Iva è aumentato di 24.600 unità, il balzo maggiore di tutte le regioni. Mentre il popolo delle partite Iva si contrae in tutta Italia, perfino in Lombardia (-64.800 tra il 2008 e il 2014), cresce nel Lazio con un ritmo che supera il 5% nel periodo e non accenna a diminuire. Il Lazio è, insieme al Veneto, una delle due regioni in cui il numero degli autonomi cresce. Su scala nazionale il trend è opposto: in sei anni, l'Italia ha perso 348mila lavoratori autonomi, da 5,4 a 5,1 milioni. All'interno di quest'esercito, il Lazio copre una quota decisiva con 469mila autonomi contro i 444mila del 2008. Lo scrive su La Repubblica, Daniele Autieri. “L'iniziativa imprenditoriale, pur solo legata all'apertura di una partita Iva – prosegue il quotidiano – è il segno di vitalità e fiducia nelle opportunità del mercato specie nei servizi. Ma l'aumento degli autonomi è anche una risposta al calo del lavoro nelle aziende e nella PA. Una scelta per molti obbligata che spesso non porta ai risultati attesi. Conferma la Cgia: 'Le famiglie che hanno la fonte principale di reddito nel lavoro autonomo sono quelle a maggior rischio povertà. Nel 2013 il 24,9% di queste ha vissuto con un reddito annuale inferiore ai 9.456 euro, la soglia di povertà dell'Istat'. Meglio fanno addirittura le famiglie che si affidano principalmente ad un reddito da pensione (20,9%) ma ancora meglio ovviamente quelle legate al lavoro dipendente, dove la stessa quota è ferma al 14,4%”.

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