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Tunisia – Presentati 22 progetti di partenariato Pubblico-Privato

Tunisi ( Tunisia ) Ieri a Tunisi, si è tenuto un importante convegno, impostato a Parigi circa quattro mesi fa da Holland, per invogliare investitori-donatori stranieri ad investire i loro capitali in Tunisia. Un convegno durante il quale sono stati presentati 22 progetti di partenariato fra il settore Pubblico e quello Privato. Una lista di “desideri” ,da circa 3 miliardi di euro, da chiedere a Pére Noèl francese, visto che è ormai evidente la preoccupazione del governo francese per le possibili derive improprie di quella Tunisia che nascerà dopo le prossime elezioni. Un Pére Noèl con un bel sacco pieno di doni comprati.. magari pure con i petroldollari del Golfo, perché tre miliardi di euro sono veramente tanti. Ed ora diventa di moda il termine “ colocalisation”. Un termine che significa semplicemente che le industrie francesi in particolare, in generale quelle europee, devono comunque mantenere in Europa, ed in Francia nello specifico, tutte le produzioni ad alto valore aggiunto ed ad alta tecnologia, spostando nel nord africa quelle a bassa tecnologia che necessitano, più che altro, di manodopera a buon mercato e di un clima fiscale e sindacale favorevole. Quindi non spostare “tutta” la produzione all’estero ma solo quella parte che, in caso di problemi, puo’ essere anche “persa” senza troppi danni. In effetti la prima visita di Fabius in Tunisia è stata proprio ad Aerolia, una unità di 3500 dipendenti in “colocalisation”. In Aerolia, 100% Airbus, vengono realizzati elementi e parti d’officina in grande serie ed ultimamente, dopo una serie di scioperi, si parlava di traseferimento in Marocco. La produzione tunisina è di grande serie ed a basso contenuto tecnologico. L’occasione dell’incontro di Tunisi è stata anche quella di inviare un chiaro messaggio al prossimo governo Tunisino. Partecipazioni miste e quant’altro si possono valutare solo con un dinaro tunisino liberamente convertibile ( e cio’ significherà un’aggiustamento del suo valore al ribasso ) più tutta una serie di misure economiche e di libertà economica non ancora realizzate. Ricordiamo che qualsiasi cittadino Tunisino, in qualsiasi parte d’Europa, può esercitare liberamente una attività commerciale senza un socio di maggioranza – imposto dalle legge – di nazionalità europea. Cosa che invece non è possibile in Tunisia. Le attività commerciali non sono liberamente fruibili dagli stranieri se non con un socio di maggioranza Tunisino. Una limitazione alla libertà di investimento ed un freno allo sviluppo economico. Un’altro protezionismo riguarda le attività agricole e le proprietà dei terreni. In realtà due attività praticamente precluse agli stranieri da restrizioni e lungaggini burocratiche. Insomma non si possono chiedere capitali, doni, accordi di partenariato, mantenendo tutta una serie di vantaggi per i soli cittadini Tunisini e non ammettendo la reciprocità di diritti e di libertà commerciali. Mentre queste restrizioni potevano essere tollerate in un periodo di economia in crescita e di espansione, ora con una economia in crisi, un periodo di recessione, una crescente e diffusa incertezza sia legislativa che politica, sono un evidente ostacolo per i pochi investitori che possono considerare un investimento in Tunisia. Investitori che, in realtà, ora come ora, hanno molte più offerte di agevolazioni e di “benefits” da ogni parte del mondo. Non dimentichiamo che, da qualche mese, chi investe a New York ha un’esenzione totale fiscale per dieci anni sia sui profitti industriali che su quelli generati dalla compra-vendita degli immobili. E non ha la necessità di un socio di maggioranza statunitense, qualsiasi tipo di attività vada ad intraprendere. Gli interessi europei in generale, e francesi in particolare, in Tunisia sono importanti. E le prossime elezioni, nonostante una campagna serrata per il controllo delle fonti di finanziamento sia dei partiti che ai singoli candidati, sono pur sempre una bella incognita. Quindi Pére Noèl aspetterà magari Febbraio prima di riempire il sacco di bei doni da qualche miliardo di euro, e prima far partire le renne verso la sponda sud del mediterraneo. Anche se già qualche emiro fa scalpitare le sue renne per farsi la sua “Tunisia Economic City” nella zona di Enfida. www.giorgiocomerio.com

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