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L’economia pulsante

Tunisi (Tunisia) E le elezioni europee si sono fatte, finalmente. Con esigui voti si è eletta la struttura “pensante” di un’Europa multicefala. Ma le notizie dell’economia del vecchio continente sono sempre più disastrose, con pero’ un’Inghilterra in crescita, oltre il previsto, ed una cugina Australia pure. Semplicemente perché le due nazioni sono libere dai vincoli di un’ economia “geneticamente modificata” dai maghi della finanza di Bruxell. Ormai è evidente che le misure di austerità, certamente in parte giustificate, certamente in parte anche dovute proprio per ridurre esuberi di personale assunto solo perché “politicamente utile” non sono risolutive. Perché è vero che riducono le spese generalmente improduttive dello Stato ma è anche vero che creano disoccupati comunque ancora una volta a carico del medesimo Stato. er cui, alla fin fine, il risparmio non è così determinante, mentre il rischio di problemi sociali aumenta esponenzialmente. Ed ora arriveranno in discussione i “parametri” imposti ed, ormai è chiaro, non certo realizzabili. L’economia ci fornisce dati a tonnellate, medie matematiche sul di tutto e sul di piu’. Ma, a cosa servono ? Inizialmente dovrebbero darci un’idea di come si evolve l’economia dell’uomo che, a seconda delle circostanze, delle località, delle sue capacità, si evolve e si adatta in modo totalmente differente da regione a regione, da Nazione e Nazione. E’ evidente che il cittadino della Germania del nord, abituato al freddo, al lavoro dalla mattina alle otto alla sera alla cinque, e che alle sette di sera ha già cenato, il cui problema è superare il freddo della notte e spalare la neve fuori dalla porta la mattina, non ha il problema della sabbia che arriva portata dal vento del deserto. Il problema del cittadino dell’assolata Sicilia che spesso non ha neppure l’acqua nei rubinetti. Cittadino che la sera alle nove ha ancora luce ed il tepore, il cui problema è trovare il carburante a buon prezzo per il suo trattore, che la mattina alle quattro pero’ è già nei campi. E che quindi non ha certo il problema di spalare la neve per uscire di casa e per andare in fabbrica. E’ ovvio che l’adattamento a climi meteorologici diversi, a sistemi politici diversi, a climi sociali diversi, ha prodotto usi e costumi diversi ed uomini diversi. I dati economici ci danno un’idea, una misura, una sensazione matematica, anche se e quando riferiti a situazione omogenee, ma non certo la sensazione del vero battito dell’economia, non certo la misura vera del suo reale peso. L’economia non puo’ essere statica, non puo’ imporre regole ai cittadini d’Europa, cittadini assolutamente differenti fra di loro, con differenti vicende di sopravvivenza alle spalle, con differenti esigenze di sopravvivenza nel loro oggi e nel prossimo futuro . L’economia e le sue regole devono essere pulsanti, dinamiche, modificabili, esattamente come il cuore dell’uomo; e pronte a cambiare di velocità e di efficienza in base agli sforzi da superare, alle malattie da combattere, alle vere necessità della vita economica. Esigenze che cambiano giorno dopo giorno, da luogo a luogo. I valori matematici, le medie, le statistiche sono dati acquisiti sempre “ a posteriori”, dopo che gli avvenimenti sono compiuti, finiti, terminati e quindi definitivamente storicizzati e registrati. Dati ricavati dallo svolgersi di avvenimenti non possono, e non debbono, essere presi come base per modelli ed obbiettivi da raggiungere nel prossimo futuro. Perché così si gioca con la modificazione genetica dell’economia, si alterano le giuste pulsazioni dei flussi economici, si bara con le prossime generazioni. Giorgio Comerio www.giorgiocomerio.com

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