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TUNISIA : ARROGANZA e POVERTA’ – Il caso PETROFAC

La compagnia petrolifera di Stato, la Petrofac, opera da anni nell’isola di Kerkenah e, secondo i programmi, avrebbe dovuto iniziare lo sfruttamento del campo “Charui 8” già nel mese di Aprile. In effetti l’installazione della piattaforma di produzione al largo dell’isola è stata terminata nei tempi previsti e la piattaforma é ormai operativa. Manca la posa della condotta che, dalla piattaforma, porta il gas estratto all’unità di lavorazione. Per la posa della condotta non sono necessari più di una ventina di tecnici già specializzati e in forza all’azienda. Ma a questo punto “funzionari” locali, veri e propri nuovi “boss” hanno deciso di imporre alla società petroliera l’assunzione di ben 200 persone. Certamente persone ben vicino ai “funzionai” medesimi. L’imposizione è stata sottolineata facendo accampare i disoccupati nei pressi dell’unità lavorativa e, in pratica, bloccando i lavori della Petrofac. Un blocco pretestuoso ed in puro stile mafioso. E questo non è il primo caso. Già a Settembre 2013 la Petrofac è stata oggetto di simili pesanti pressioni e di un blocco dell’attività, tanto da considerare la sospensione sia di nuove perforazioni sia della posa di nuove condotte. Si tenga presente che i nuovi campi di produzione di gas rappresenterebbero ben il 2.50 % della produzione nazionale. Una quantità veramente notevole. Non solo. La situazione in generale ormai è spesso degenerata, e con frequenza si manifestano vere e proprie azioni di sabotaggio attuate sia per l’arroganza dei cosiddetti funzionari locali sia per la maggiore povertà di vasti strati della popolazione sulla quale fanno leva le idee piu’ estremiste. E le autorità non pare siano in grado di arginare il fenomeno. Giorgio Comerio www.giorgiocomerio.com

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