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Rai – Governo taglia costi e stipendi

Roma – Il Governo Renzi ha avviato un cambio di strategia nei confronti della televisione pubblica. Si chiede un taglio importante ai costi, ma si lascia all'azienda la libertà di scegliere dove e come farlo. Si indicano due capitoli di spesa che sino a oggi erano tabù: cessione della rete e riorganizzazione delle sedi periferiche. Dal decreto del governo la Rai ha scongiurato il taglio del canone tanto temuto, che avrebbe portato via all'azienda di Viale Mazzini più di 400 milioni in tre anni. L'intervento è circoscritto al 2014 e sarà la Rai a stabilire come dare questo contributo di 150 milioni richiesto dall'azionista. La strada è tracciata nello stesso provvedimento e passa dall’autorizzazione alla vendita di Rai Way, un progetto che già in passato venne preso in considerazione e subito abbandonato, quando l'azienda americana Crown Castel era pronta ad offrire 726 miliardi di vecchie lire. C'è poi la possibilità di ottimizzare le sedi regionali: termina l'obbligo del presidio territoriale sostituito dalla garanzie che il servizio pubblico dedichi spazio all'informazione locale. Una occasione per chiudere sedi inutili, spesso dispendiose e antieconomiche. Un'opportunità per le tv locali che hanno investito sull'informazione. Per la prima volta (dal 1976, anno in cui la Corte Costituzionale autorizzò la nascita delle emittenti locali) potranno dialogare con i vertici di Viale Mazzini, e costruire autentiche sinergie con la Tv di Stato. Una prospettiva importante se collegata a un preannunciato taglio dei sussidi dati fino ad oggi alle emittenti locali. Le migliori potranno costruire dei poli di informazione locale che mettano insieme pubblico e privato, con la speranza che vengano privilegiate professionalità e competenze. Più critico il tema dei compensi, che appare di dubbia costituzionalità se la norma dovesse essere applicata in modo retroattivo. La Rai è una società privata e la sua contrattazione fa riferimento al codice civile ed è su base negoziale tra le parti. L'abbassamento della soglia del tetto agli stipendi per i manager a 240 mila euro appare difficile ma è esattamente ciò che vuole il Governo dal prossimo 1 maggio. Le critiche dei sindacati non sono mancate, ma l'opportunità per la Rai è irripetibile. Come faranno ora Tarantola e Gubitosi? Sceglieranno di andare contro il Governo o contro i propri manager pronti ai ricorsi? Una cosa è certa, per realizzare tutto questo l'azienda di Viale Mazzini dovrà correre, e correre da subito per mettere questi temi al centro dei prossimi Consigli di amministrazione e passare ad una non facile implementazione considerato che il 2014 è già molto avanzato.

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