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Dall’AM-LIRA all’AM-EURO.

Tunisi (Tunisia) – “ L'Am-lira ovvero Allied Military Currency è stata la valuta che l'AMGOT mise in circolazione in Italia dopo lo sbarco in Sicilia avvenuto nella notte tra il 9 e 10 luglio del 1943. Il valore era di 100 “am-lire” per un dollaro degli Stati Uniti. Era totalmente intercambiabile con la normale lira italiana” Ma ora, settant’anni dopo, si puo’ anche fare qualche considerazione. E’ ovvio che l’euro “alto” non permette facilmente le esportazioni ma facilita le importazioni, e quant’altro ci sentiamo ripetere da settimane. E che Germania per prima, ed altri al seguito, non intendono svalutare l’Euro. Alla fine da un lato veniamo seppelliti da noiosi reportages delle stesse cose, dall’altro da sempre piu’ frenetiche e fischianti esternazioni dei no-euro. Senza che si risolva un bel nulla. E, nel frattempo, si esporta sempre meno, si incassa sempre meno, e nell’Italia dell’Euro forte si và in malora sempre di più. Il risultato è di un’euro forte e di un’Italia piu’ che debole, direi ormai comatosa. Che i generosi prestiti arabi ( da restituire perché non sono omaggi gratuiti al tricolore ) non risolvono di certo. Prima o poi bisognerà pagarli. L’Italia potrebbe ripercorrere una via già.. vista nel 1943. Si puo’ iniziare dando libera circolazione al dollaro, dai prezzi indicati su cio’ che compriamo ai conti correnti, ai pagamenti. Una specie di Am-Euro a valore paritario, e bloccato. Dopotutto il dollaro USA è oggi la normale moneta di scambio anche fuori dagli States. Per esempio a Panama, in Ecuador, in El Salvador, a Palau, a Timor Est, in Micronesia. Per anni poi il cambio “fisso” è stata la regola in Argentina ed in molte altre nazioni. Insomma iniziare con l’utilizzare anche il dollaro USA al cambio fisso di un euro non è reato. Magari sarà lesa maestà, ma nessuno ci imprigiona di certo. Anzi, non è che poi non sia un’idea che possa germogliare anche in altri lidi. In parallelo, poi, sarebbe proprio il caso di implementare la lingua inglese, giusto per attirare investitori e promuovere una vera internazionalizzazione dell’economia italiana. Come il Trentino Alto Adige è bilingue con Italiano e Tedesco nella pubblica amministrazione, come la Val d’Aosta è bilingue con Italiano e Francese, cosi’ tutta l’italia potrebbe essere un paese veramente bilingue: italiano ed inglese. Come altri paesi, come Tunisia e Marocco che utilizzano il Francese e l’Arabo, e molti altri già bilingue con l’inglese. Regolamenti, codici, leggi, fatture, documenti contabili, bilanci, potrebbero essere redatti anche in inglese, nulla di complicato. La Svizzera, di lingue, ne usa teoricamente ben quattro, e direi tre, correntemente. A questo punto si potrebbe veramente avere “Am-Euro” ovvero un euro parificato al dollaro. E se l’italico Am-Euro venisse affiancato da una politica economica e di bilancio e magari anche sindacale stile USA sarebbe, per l’Italia, una salvezza a portata di mano. Non dimentichiamoci che ognuno dei 315 milioni di americani ha un debito pro-capite – fatto da quello spendaccione dello Zio Sam – di ben 70.000 $. A questo bel mucchietto di dollari da pagare poi ognuno degli amici USA ha i suoi debiti personali. Debiti personali che in USA non sono cosa da poco.. In Italia siamo si e no a quota 35.000 $ di debito a testa, insomma la metà. E gli italiani, personalmente, hanno ancora pochi debiti personali ed anzi, molto spesso, un bel gruzzoletto di risparmi. Insomma sono messi meglio.. E’ vero che in USA 315 milioni di Statunitensi hanno solo 435 rappresentanti al congresso e solo 100 rappresentanti al senato, mentre in Italia 61 milioni di italiani ( siamo all’incirca il 20 % degli statunitensi ) hanno ben 630 deputati e 301 senatori, ma sappiamo che ormai è in corso una cura dimagrante che dovrebbe portare i numeri dei nostri onorevoli a valori più coerenti.. E se l’Italia si allineasse veramente agli USA i 301 saggi senatori italiani dovrebbero essere ridotti a 20 ed i 630 deputati a circa 86. Una bella cura dimagrante! E gli USA con un rapporto debito-PIL del 144% circa sono sempre considerati da tripla A. L’Italia con un rapporto debito PIL del 126% è una reginetta della finanza. Certamente meriterebbe una tripla A con lode E quindi, senza sganciarsi dall’euro, giocando un po’ all’inglese, ( si tengono la Sterlina ed incassano sempre volentieri gli Euro ) basta introdurre il dollaro e agganciarci al sistema USA di gestione della finanza. Allineando imposte e salari agli USA saremmo la “testa di ponte “ USA nel mediterraneo. Un’area privilegiata per gli investitori USA nella grande Europa da 750 milioni di consumatori in fase di incremento. Insomma alla fin fine da Detroit magari verranno ad aprire le fabbriche d’auto a Torino. Nel frattempo un nuovo Luigi Einaudi cercasi disperatamente. Giorgio Comerio www.giorgiocomerio.com

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