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Il “Genovino” d’oro.

Tunisi (Tunisia) – Le spese “politiche” impazzano su canali satellitari, dalla Sicilia alla Liguria e passando, a zig e zag per le altre regioni italiane. Inutile rammentare conversazioni telefoniche e oggetti di rimborso: ogni due per tre sono disponibili su tutti i mezzi di comunicazione. Lasciamo ad altri il fascino sottile delle notizie sbrodolate dagli uffici giudiziari. Dettagli “raccapriccianti “ di una coscienza e di un minimo di buon gusto che non esistono più. E non esistono più anche quando, in piccole dosi, alcune di queste richieste di rimborso vengono negate. Ma il problema è nato fin dall’inizio dell’attività politica. Facciamo un ragionamento più e quasi, solo economico. Un bel ragionamento dal punto di vista del candidato che investe in politica i suoi quattrini, quelli dei genitori, l’eredità dei nonni, i soldini avuti dalla Banca a prestito oppure quelli di amici pazienti e speranzosi di futuri aiuti ed agevolazioni. Il totale della cifra investita nella politica si aggira, per lo meno, in sette miliardi di euro. Ecco quattro conti, fatti a spanne ed a stima. I consiglieri comunali sono – circa – 120.490 che, andando ad investire una media di soli diecimila euro per la campagna elettorale, investono la bella cifretta di 1.204.900.000 €. ( un miliardo e duecentoquattromilioni ) Gli assessori comunali sono 35.000 e valutando una spesuccia di soli 20.000 € a testa si arriva a 700.000.000 €. Poi abbiamo i 3246 consiglieri provinciali che ipotizziamo investano circa 30.000 € per la loro campagna elettorale: ecco qui 97.380.000 € di investimenti. E poi, nelle province, si hanno 858 assessori che, ipotizziamo sempre noi, spendano circa 40.000 € per la campagna elettorale. Altri 34.320.000 €. Fino a qui spese di investimento relativamente basse ed affrontabili da un privato con una famiglia neanche troppo numerosa alle spalle che punta su di lui. Per la regione le cose si fanno più serie. Stimiamo in 80.000 € una campagna elettorale che, considerando i 1117 eletti comporta un investimento di 89.360.000 €. Alla camera dei deputati siedono 630 eletti ma una campagna elettorale qui è già impegnativa. Si possono calcolare 150.000 € per deputato eletto, il che significa 94.500.000 € di spese elettorali personali. In senato siedono 315 eletti che, considerando una spesa di investimento elettorale di 200.000 € a poltrona, significa 63.000.000 €. Infine l’Europa. Con i suoi mega-collegi la campagna elettorale costa veramente parecchio: ipotizziamo 300.000 € per posto a sedere, il che significa 21.600.000 e per i 72 euro-parlamentari italiani. Il totale è di circa due miliardi e trecento milioni di euro. Ovviamente le spese di investimento ipotizzate dipendono dal collegio elettorale e dalla notorietà di partenza del candidato. Notorietà che, più che mai in questo caso, vale veramente del danaro. Ma per ogni eletto dovremmo considerare, per lo meno, altri due eletti che non sono riusciti ad ottenere il risultato sperato, nonostante un pari investimento. E si arriva a circa sette miliardi di euro in investimento in politica. E quante persone ? Se sommiamo ai 161.420 eletti i non eletti, circa 485.160, si arriva a circa 646.580 persone – al minimo – coinvolte direttamente nell’arena politica. Ma considerando che ogni candidato ha “al soldo” per lo meno tre persone di assistenza, ecco che il totale delle persone che, bene o male, per un lungo o breve periodo di tempo sono coinvolte nella politica, sono ben 2.600.000 circa. Ed ora, come si dice, incrociamo un altro dato che ci verrà utile piu’ tardi. I giornalisti iscritti all’albo Sono circa 20.000 ai quali si assommano circa 50.000 praticanti e circa 100.000 free-lance. Un totale di circa 180.000 operatori attivi nell’informazione. Poiché ogni candidato ha la necessità di un diretto e forte contatto con uno o più operatori dell’informazione, se dividiamo i circa 480.000 / 500.000 candidati in qualche elezione sparsa per l’Italia con i 180.000 operatori circa dell’informazione, ecco che il fortunato operatore dell’informazione può contare sull’amorevole interessamento di due-tre candidati – a qualche elezione – desiderosi di tenerlo informato, di coinvolgerlo in vernissages, aperitivi, conferenze, viaggi premio, e quant’altro di immagine per il candidato, per l’eletto, per il partito. E queste sono spese “di gestione corrente” che appunto, corrono, tutto l’anno, tutti i mesi, tutti i giorni della durata della legislatura. Quindi nel complesso il mondo politico coinvolge, in modo piuttosto diretto e legato al “soldino” ben 2.800.000 addetti. Avete letto bene. Duemilioni ed ottocento mila addetti. Ma proseguiamo. I candidati, eletti e non eletti, investono nella loro carriera politica circa sette miliardi di euro per il solo “start-up” ovvero le spese di avviamento, l’investimento iniziale, a rischio, solo ridotto quando le nomine avvengono dall’alto, dalla segreteria . Perché lo dovrebbero mai fare? E’ banale rispondere. Per recuperarli – quanto prima – e per avere un giusto profitto sul capitale investito prima o poi. Moltiplicare i talenti ? Perché no ? E’ ovvio che con la totale incertezza della durata di una legislatura, con l’incertezza di un roseo futuro da ricco pensionato, con il terrore di un drastico taglio dello stipendio, con l’ansia per la possibile eliminazione di privilegi e rimborsi, con la paranoia per la possibile perdita di piccole agevolazioni ( autostrade gratis, biglietti aero-ferroviari scontatissimi con prenotazioni agevolate, ed altri piccoli insignificanti “benefits” a teatro, al cinema, al circo, etc. ) con lo stress da auto blu, e quant’altro ancora, un eletto, alla fine, “scleri”. E, nell’ansia di un recupero finanziario difficile ed aleatorio, si getti anche sulle mutandine o sulla brioche. Bisogna capirli. Ma quando una legislatura nasce storta poi sembra vada anche peggio. Nella sgangherata ma sempre ben oliata vaporiera che traina tanti bei vagoncini con ben 161.720 posti a sedere, una vaporiera dove il carbone solo per iniziare a farla marciare è costato certamente oltre sette miliardi di euro, ci si è infilato pure il “Genovino”. Il “Genovino” d’oro fu battuto, a Genova, nel 1252. Pesava 3.5 grammi d’oro a 24 carati. Oggi varrebbe circa 100 €. Sfortunatamente si è ripresentato proprio a Genova e, senza quattrini, ha iniziato a fare una campagna elettorale stile “face-book”, a costo zero. Nel tempo di un click ha piazzato assessori ovunque, deputati e pure senatori. Ha snobbato i “collaboratori mediatici” , che, giocando ormai con gli altri, erano poco disponibili e molti diffidenti. Non sono certo professionisti sprovveduti: salgono solo sul carro del vincitore. E il Genovino d’oro, fuori corso dal 1300 circa non vale certo come un bell’ Euro del 2014. Ma il peggio potrebbe arrivare a fine giornata, e magari arriva con conclamati tagli alle prebende, agli extra, e con un’innominabile richiesta di togliere euro ai partiti ed ai giornali di partito e magari anche alle TV ed alle radio di partito. Una richiesta “indecente” che mina la libertà dell’informazione. Insomma a fine giornata il rischio di una bancarotta non manca di certo. Come potranno recuperare i sette miliardi di euro già investiti ? Non basta non far cadere assolutamente il Governo, bisogna che il Genovino non vada avanti. Parliamoci chiaro: Beppe Grillo non credo che faccia paura per le sue idee “rivoluzionarie”. L’Italia ne ha visti di più rivoluzionarie in ben altre circostanze. Probabilmente i vecchi Futuristi, data poi l’epoca, lo erano ben di più. Ma all’epoca del futurismo la vaporiera andava lo stesso, tranquilla, più o meno come adesso, con i soldi di tutti e di nessuno. La vaporiera del 2014 ormai si avvia, placidamente, sul suo binario morto. Poi si fermerà lentamente, senza piu’ carbone. I fuochisti scenderanno e, probabilmente, gli occupanti dei 161.720 posti a sedere non se ne accorgeranno subito. Fino a quando non dovranno scendere, con il loro bel cappottino e la valigetta firmata acquistata per il partito, sul marciapiede. Un binario morto da sette miliardi di euro. Un bel mucchietto di 70 milioni di “genovini” d’oro. 2450 Kg di pregiato metallo giallo in cambio della libertà senza valore e senza peso. Uno scambio non da poco.. Giorgio Comerio www.giorgiocomerio.com

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