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Visto da lontano – Il pianto della cimice

Tunisi (Tunisia) – Gran parlare in TV di alcune frasi captate da una « cimice » e dette, non si sà bene a chi, quando e come, da Salvatore Riina in carcere dal 15 Ottobre 1993, ovvero da circa vent’anni.
Riina, nato il 16 Novembre del lontano 1930 ha ora 83 anni. Quindi, dopo anni di 41 bis, é sempre il "capo dei capi", in grado di dettare ordini ed istruzioni, lucido e minaccioso come non mai.
Pare strano che frasi di minaccia per chi lo ha incarcerato e per chi non ha permesso l’apertura di nuovi processi siano, improvvisamente, di pubblico dominio. Dovrebbero restare segrete, essere vagliate dall’intellgence, senza clamore e senza pubblicità.
Chissà come mai sono state rese pubbliche. Forse lo chiarirà un’inchiesta.
Ma, sentita da qui, la vicenda pare veramente "stupefacente". E’ noto che nelle carceri di tutto il mondo, ed in particolare in quelle italiane, sovrafollate, sporche, fatiscenti, i detenuti augurino ai giudici che li hanno condannati, ai poliziotti che li hanno "pizzicati", ai carabinieri che li hanno ammenettati, lunga vita e figli maschi. Ed a Natale inviino cartoline di auguri e piccoli regali in pacchetini con il fiocchetto.
Cimici, microspie, micro telecamere piazzate nelle celle italiane registrano solo commenti di stupefatto piacere per la grande efficenza del sistema penitenziario, commenti di grande ammirazione per il sistema giudiziario veloce ed attento ai diritti dei detenuti, commenti di una sconfinata stima per un sistema di gran lunga migliore di quelli piu’ avanzati del pianeta carcerario. Svizzeri, Svedesi, Danesi, Islandesi in confronto utilizzano metodi barbari e medioevali.
L’Italia, come riconosce la stessa Europa, é in prima linea in fatto di modernità, civismo, attività di recupero, applicazione di sistemi aletrnativi, bracceletti elettronici, GPS personali e quant’altro offre la tecnologia spaziale.
Ecco perché forse le parole sussurrate dall’ arzillo Salvatore devono essere suonate come una vera minaccia alle istituzioni, un pericolo per gli operatori della giustizia. Ben venga quindi una protezione personale magari proprio gestita dall’esercito, con trasferimenti in elicottero, oppure sui Lince, i mezzi militari che ormai dovrebbero essere disponibili in grande numero con la fine delle missioni all’estero. Come suggerito nella trasmissione RAI dell’Annunziata.
Mezzi corredati, ovviamente, dalle opportune difese elettroniche del caso.

Nel 1995 il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (C.P.T.) ha visitato le carceri italiane per verificare le condizioni di detenzione dei soggetti sottoposti al regime ex art. 41-bis. Ad avviso della delegazione, questa particolare fattispecie di regime detentivo era risultato il più duro tra tutti quelli presi in considerazione durante la visita ispettiva. La delegazione intravedeva nelle restrizioni gli estremi per definire i trattamenti come inumani e degradanti. I detenuti erano privati di tutti i programmi di attività e si trovavano, essenzialmente, tagliati fuori dal mondo esterno. La durata prolungata delle restrizioni provocava effetti dannosi che si traducevano in alterazioni delle facoltà sociali e mentali, spesso irreversibili[1][3]. Un evidente errore della Comitato Europeo che, forse ancora una volta, non ha ben percepito le necessità di detenzione e non ha ben parrezzato i moderni sistemi di detenzione applicati in Italia.

Non è pensabile, infatti che Salvatore Riina, dopo solo qualche annetto di restrizioni inumane e degradanti possa avere avuto alterazioni delle facoltà sociali e mentali. Impensabili. Dopotutto gode di ogni confort ammesso dalle leggi attuali. Ma, nel frattempo, il super-processo scivola, lentamente, nel dimenticatoio televisivo sotto l’incalzare di immagini piu’ medianiche di quelle di un paravento bianco protetto da agenti speciali, e, assai probabilmente, verso un bel numero di “non luogo a procedere”. Anche le cimici piangono..

Giorgio Comerio www.giorgiocomerio.com

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