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Visto dall'Estero – Reggimento San Marco – Fanteria di Marina.

La vicenda dei Marò in India riappare, ogni tanto, nelle trasmissioni satellitari. Ma alcune informazioni paiono anomale e, in certi casi, quanto meno, bizzarre. Inizialmente si è detto che il piccolo peschereccio in legno è stato colpito da proiettili partiti dal basso e diretti verso l’alto. Si era ipotizzata pure una sparatoria fra pescherecci, oppure fra marinai dello stesso equipaggio. Poi di colpi giunti da un’altra nave, simile, in navigazione ravvicinata. Ma la traiettoria é facilmente verificabile da qualsiasi perito balistico, proprio perché i proiettili hanno colpito delle parti in legno. Proiettili sparati dal ponte della nave italiana possono solo colpire la tuga ed il ponte del piccolo peschereccio dall’alto verso il basso. Questa semplice verifica avrebbe scagionato gli italiani. Immediatamente, senza dubbi. Ma non se ne è piu’ parlato. Quindi i proiettili sono stati sparati da un punto piu’ elevato?  Pare di si’. Il calibro dell’arma, o delle armi? Nulla di più facile da stabilire. Periti italiani sono stati presenti alle autopsie. Si sa benissimo calibro, tipo, segnatura del / dei proiettili.
Il munizionamento di bordo era senz’altro noto. Manca qualche munizione ? Pare che, in definitiva, le armi dei due marò non siano state usate ma, ovviamente, nulla esclude che siano state usate altre armi presenti a bordo che poi, semplicemente, siano state gettate in mare. In ogni caso, poi, le famiglie dei pescatori hanno ricevuto un indennizzo. Perché mai? Insomma, da parte Indiana, qualche dubbio è lecito. Si paga un’ indennizzo giusto per un atto umanitario, di beneficenza, di aiuto ai bisognosi ? E’ pur sempre vero che i fatti sono avvenuti in acque internazionali, è pur sempre vero che la giurisdizione non è Indiana, ma, tenendo presente la mentalità “sbrigativa” del diritto anglosassone, l’acchiappare i presunti colpevoli con qualche stratagemma non è una colpa grave.. Gli USA, grandi estimatori del diritto delle genti, non si sono mai fatti il minimo scrupolo di andare a prendersi “presunti colpevoli” in capo al mondo. Vivi o morti, poco importa. A casa loro oppure di altri. La mentalità anglosassone è poco incline ad applicare le sottigliezze del diritto marittimo internazionale quando i morti ammazzati sono i loro. Ma poi, in definitiva, i marò hanno avuto un trattamento di tutto riguardo. Merito della diplomazia italiana. Senza ombra di dubbio. E magari con un piccolo aiuto di Finmeccanica: dopotutto per fornire gli elicotteri Agusta qualche buona relazione la devono aver coltivata.
I marò hanno subito avuto un alloggio confortevole, un vitto ben più calorico di quello fornito agli altri prigionieri indiani in attesa di giudizio, hanno fruito del periodo di vacanza-permesso speciale in Italia, ed ora sono ospitati presso la sede diplomatica italiana. Con tutti i vantaggi di una residenza diplomatica. Non mi risulta che in Italia qualche indiano VIP, o qualche altro straniero VIP, abbia mai potuto alloggiare presso la sua sede diplomatica in attesa di un giudizio. A dire il vero, in tutte le vicende giudiziarie europee, non mi ricordo di un trattamento simile. Anzi. Gli Svizzeri non si sono fatti nessuno scrupolo ad incarcerare il figlio di Gheddafi e la moglie incinta, per qualche giornata, giusto per castigare il viziato rampollo per le sue impertinenze nei riguardi del personale del grande albergo ove era alloggiato. Ed i Francesi si sono comportati in analoga maniera, sempre con un rampollo libico che scorrazzava di notte, ad alta velocità, nel centro di Parigi.
Dopo una solenne ramanzina in commissariato lo hanno “espulso” dalla Francia, insieme alla sua guardia del corpo, avvertendolo che, in ogni caso, non era una persona gradita, con o senza passaporto diplomatico in tasca. E non mi risulta che sia stata pagata una “cauzione” procedura assai frequente nel sistema anglosassone e del tutto assente in Italia e Nazioni limitrofe. Ma vi è qualche altra “stranezza”. E’ mai possibile che in occasione di un avvenimento del genere, nessuno da bordo abbia effettuato una ripresa televisiva ?
Quale occasione migliore per una distrazione dalla routine di bordo, quale occasione migliore per una pubblicità minimale con qualche testata giornalistica ? Telefonini vari, iPhone, iPad etc. sono in tasca d’ognuno dei membri dell’equipaggio. E’ mai possibile che, dalla plancia, oppure da un punto qualsiasi del ponte, nessuno abbia ripreso nulla? Eppure l’azione non è stata fulminea ma, certamente, è durata diversi minuti.
Localizzare il peschereccio, osservarlo con il binocolo, decidere – dopo l’osservazione – di utilizzare le armi, non è un avvenimento che accade in pochi secondi. Della decisione doveva esserne ben al corrente il Comandante, l’ufficiale in plancia, il timoniere. E poi guardavano altrove ?
Insomma non erano di certo impegnati in un combattimento navale fulmineo, improvviso, e magari pure notturno. E quindi tutta l’azione è durata un bel pò di minuti.
Pare ormai chiaro che gli Indiani hanno compreso che i colpi che sono giunti sul peschereccio sono partiti da bordo della nave italiana. E’ evidente che non vi è nessuna prova certa della colpevolezza dei due marò arrestati: certamente manca il riscontro balistico. Magari, per spirito di corpo, si sono fatti “acchiappare” proprio loro per coprire altri! E’ chiaro che gli Indiani vorrebbero mettere le mani su chi ha sparato, veramente, da bordo ma “trappoline” giudiziarie non ne possono più fare anche perché, bene o male, il fatto che gli avvenimenti siano accaduti in acque internazionali toglie loro un quadro giuridico di contorno ormai assolutamente necessario. La vicenda finirà, quietamente, con un “non luogo a procedere” dato a denti stretti, magari giusto giusto per le vacanze di Natale o per quelle di primavera.. Vacanze di Natale e Capodanno che, comunque, probabilmente, andranno a farsi a casa, per ulteriore gentile concessione. E poi, chissà che, in un lontano futuro, qualcuno magari avrà improvvisi ricordi di avvenimenti assolutamente dimenticati, lontani nel tempo, sepolti dal mare. E che ce li racconti. Ma, nel frattempo, non dimentichiamoci che a Natale ed Capodanno circa 2500 italiani sono imprigionati nelle varie carceri del mondo “esterno”. Non sono ospiti in ambasciata, non andranno a casa per Natale, non ricevano pizza e spaghetti a pranzo, non saranno soggetti a scambi. Giorgio Comerio www.giorgio.comerio.com

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