ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Il prato cinese

La vicenda dei lavoratori cinesi morti a Prato ci ha impressionato e commosso. In un piccolo laboratorio di circa 300 mq dove lavoravano una quindicina di operai ne sono morti sette, avvolti dalle fiamme sprigionate, probabilmente, dal solito fornellino ..e due sono ustionati gravi. Da anni tutti i Pratesi lo sanno e li conoscono: sono loro che, nel momento della crisi, hanno venduto le loro attività, appunto, ai Cinesi.
I lavoratori cinesi delle fabbriche tessili vivono in fabbrica, dormono poche ore in fabbrica, lavorano giorno e notte, sabato e domenica, per guadagnare il più possibile e tornarsene in Cina con un piccolo capitale. Lo sanno tutti, da anni. Quel piccolo capitale che serve per comprarsi casa, per iniziare una nuova vita. Nulla di male: un grande sacrificio per la vita, da vivere, ancora una volta, in Cina. La stessa storia di migliaia di emigranti italiani giunti in nord Africa cent’anni fa, agricoltori ed allevatori che hanno fatto l’economia rurale dell’Africa del nord, la stessa storia dei migranti italiani con il piccone in mano, dodici ore al giorno, a guadagnare il pane in una miniera di carbone in Belgio, in Germania, in Francia. Ed altre migliaia di storie, tutte simili, di Italiani. La stessa identica cosa vale per i ristoranti ed i ristoratori Cinesi, per i fabbricanti di borse e borsette, e per ogni altra attività industriale e commerciale gestita dai Cinesi. Non si vedono molti Cinesi al cinema, in teatro, ad un concerto. Niente svago ma solo lavoro. Non sono certo novità.
Distrutti dalla fatica, spesso malati e mal nutriti, esattamente come gli Italiani, nell’altro secolo, distrutti dalle ore di lavoro in acciaieria, in miniera. Ma visto dalla sponda sud del mediterraneo, dove queste pratiche di lavoro hanno una loro storia, solo in parte passata, ci si pongono delle semplicistiche domande. Abbiamo visto “blitz” della guardia di finanza in bar e ristoranti italiani portare alla chiusura di esercizi pubblici per scontrini persi, o non fatti, al figlio dell’esercente. Blitz con tanto di seguito mediatico, interviste agli esercenti, al sindaco, all’assessore. Insomma quello che si dice, da queste parti “ du cinema’ ” (fare del cinema) E quindi ci si pone una domanda. Visto che vale il principio che “il capo non poteva non sapere” perché la procura della repubblica di Prato non iscrive nel registro degli indagati qualche alto funzionario delle varie Amminstrazioni dello Stato che “non possono non sapere” proprio nulla ? Giusto come “atto dovuto” s’intende. Sono o non sono i capi, i dirigenti, quelli che vediamo alle conferenze stampe annunciare brillanti operazioni anti-crimine che dovrebbero sapere tutto di tutti ? I responsabili non hanno sempre saputo delle “defaillances” investigative dei loro subalterni? E se non lo hanno saputo tanto peggio: vuol dire che non sanno gestire il personale che gli è stato affidato, il personale di loro competenza. E quindi non vanno inquisiti, appunto per il principio che “il capo non poteva non sapere” ? Non è ormai un principio investigativo ed inquisitorio valido in tutta la Repubblica ?
Principio ormai consolidato. L’imprenditore “non poteva non sapere”, cosi’ come il direttore di un giornale “non poteva non sapere” ed allora anche i dirigenti dello Stato “non possono non sapere. “ Dopotutto sarà solo un atto dovuto, nulla di personale, un atto ormai che non si nega a nessuno che abbia una qualche pur minima responsabilità. Ovvero il comandante dei Carabinieri di Prato non lo sa che in qualche centinaio di aziende i lavoratori sono simil-schiavi ? Il comandante dei vigili del fuoco di Prato non lo sa che mancano le norme di sicurezza in caso di incendio ? Il dirigente dell’ Ispettorato del Lavoro non lo sa’ che i lavoratori non sono in regola ? Il responsabile della Guardia di Finanza di Prato non lo ha mai visto che le scritture contabili non sono poi cosi’ trasparenti e gli scontrini cosi’ leggibili nei grandi magazzini che vendono di tutto e di piu’ ? Ed il comandante dei vigili urbani di Prato non ha mai visto che magari i permessi urbanistici non sono conformi ? E la direzione distrettuale anti-mafia che è pertinente per la zona di Prato non ha mai preso in esame la mafia cinese ? Ma tutti questi dirigenti, ben remunerati, non mettono mai piede sul Prato cinese ? Che, a quanto pare, non ha nulla a che vedere con il prato all’inglese ? Insomma com’è possibile che da anni si “vede” con solerzia il granellino negli occhi dei commercianti italiani e non ci si avveda della “ bacchettina ” nei vispi occhietti delle aziende della grande Cina ? Troppi involtini al vapore hanno annebbiato la vista, oppure qualche coinvoltino di troppo ha rallentato il metabolismo ? Giorgio Comerio www.giorgiocomerio.com

Facebook