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Flight (voto 7)

Il cinema non ama molto i disastri aerei, anche perché le compagnie che gestiscono il traffico americano non li vedono bene. Robert Zemeckis, di cui si ricordano almeno gli effetti speciali che costellavano i tre titoli della serie Ritorno al futuro (1985, 1989,1990) e quelli di Chi ha incastrato Roger Rabbit (Who Framed Roger Rabbit, 1988) e Forrest Gump (1994), non ha avuto di questi timori organizzando Flight. E’ un film in cui quest’autore cambia notevolmente registro rispetto al passato tecnologico, anche se la prima mezz’ora non lesina nell’uso d’immagini computerizzate. Al centro della storia c’è il comandante di un aereo di linea che, durante un volo di routine fra Orlando e Atlanta, si trova a dover fronteggiare una situazione drammatica. Il malfunzionamento di un alettone di coda fa precipitare a picco il veicolo, ma quando sta per schiantarsi al suolo, il pilota riesce a rovesciarlo rallentandolo e facendolo atterrare in un campo, salvando la maggior parte dei passeggeri e dell’equipaggio. Tuttavia sei muoiono e, quando si scopre che celebrato eroe ha un debole per la bottiglia e la cocaina tutto cambia. Ora è trattato come un criminale, processato e condannato. In realtà finisce dietro le sbarre perché rifiuta di infangare la memoria di una hostess, che è stata anche una sua amante, morta nel tentativo di salvare un ragazzo e che gli inquirenti hanno individuato come possibile consumatrice delle bottigliette di vodka emerse dai rottami. Mettendo per un momento da parte le sequenze della tragedia – verosimili e straordinarie come ci hanno abituati le magie degli effetti speciali – ciò che interessa al regista è l’itinerario inverso – dalla polvere alla tranquillità morale grazie alla condanna della società – di un essere umano che risale dal fondo grazie al crescere di quella coscienza che ha conservato nel profondo dell’animo. Un film che avvince anche grazie alla stupenda interpretazione di Denzel Washington, qui bravo come non mai.

(umberto@uerre.it)

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