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La trappola della moneta-debito e il progetto Monti-bis

E' ormai noto che fra gli occulti meccanismi della politica finanziaria e dell'economia internazionale, quando le grandi banche centrali (le varie BCE, FED, FMI, ecc.) decidono di immettere liquidità sul mercato, lo scopo principale è quello di comprare il debito altrui. In pratica, ogni banconota da 50, 100 o 500 euro è quindi garantita da un debito corrispondente. Sostanzialmente significa che i soldi che si hanno in tasca costituiscono di fatto un debito terzo.
Se si riscuote un creditro in denaro, il boomerang è costituito dal fatto che si sta trasferendo un debito, e quando si paga un debito, si trasferisce un debito. E' decisamente paradossale, ma è così.
Le banche centrali dei vari Paesi, immetendo liquidità nel circuito internazionale, comprano ogni tipo di debito, anche quelli di cattiva qualità. Praticamente tutte le nazioni del mondo hanno un debito, per altro difficilmente solvibile, e quindi di “cattiva qualità”. Ne consegue che ogni banconota risulta di scarso valore o addirittura ne è priva del tutto. Oggi denaro e debito costituiscono un binomio praticamente inscindibile.
Dopo Goldman Sachs, anche Morgan Stanley e Citigroup auspicano che l’Italia non abbandoni la linea del premier Mario Monti. Un segnale più che evidente che agli azionisti di Wall street e di altre centrali finanziarie mondiali non dispiacerebbe un secondo governo Monti o comunque che alle prossime elezioni politiche del 2013 al governo salga un esecutivo che non si distanzi dalla linea di politica economico-finanziaria segnata dall'attuale governo tecnico. Golman Sachs ha anche fatto sapere di accettare perfino un governo guidato dal Partito Democratico di Perluigi Bersani, ma solo perché si sa che Bersani potrebbe, in linea di massima, proseguire la politica di rigore portata avanti da Monti.
Morgan Stanley e Citygroup hanno pubblicato da poco due studi aggiornati, che tengono in conto anche lo scandalo scoppiato alla Giunta Regionale del Lazio, e che augurano che le prossime elezioni conducano ad una grande coalizione per riportare Monti a Palazzo Chigi.
Gli analisti dicono che sarebbe la soluzione migliore per “mettere l’Italia sulla strada della ripresa, sulla via segnata da Monti, che ha avuto la capacità di restituire credibilità al Paese“… ma che però, nei fatti, non ha avuto altrettanto successo nel tagliare il debito o cambiare mentalità e abitudini degli italiani.
Insomma, la finanza internazionale auspica per l'Italia un governo sostenuto da una grande coalizione e basato su una formula ibrida tecnico-politica, per pianificare un programma tipo Troika con condizioni lievi, per consentire alla Banca Centrale Europea di comprare titoli di Stato italiani.
Altre soluzioni diverse potrebbero rivelarsi troppo pericolose per essere contemplate, con un chiaro riferimento ad un ritorno di Silvio Berlusconi. In una dichiarazione degli analisti di Citygroup si legge: “Non sarebbe possibile comprare titoli di Stato di un Paese il cui premier possa proporre un altro ponte sullo Stretto. Se tutti i pezzi del puzzle politico andranno a posto, è probabile che l'azionario italiano, che scambia circa il 60% al di sotto dei livelli del 2007, offra un potenziale per ritorni notevoli dopo anni di performance deludenti“.

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