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Viene chiesta l’etnia per iscriversi a scuola: è polemica

A Fossò, una località tra Venezia e Padova, viene richiesta l’etnia dei bambini per iscriverli alla scuola elementare.

A Fossò, un comune tra Venezia e Padova, delle associazioni locali hanno denunciato il fatto che per iscrivere i propri figli a scuola venga richiesta l’etnia. Sul modulo d’iscrizione è necessario indicare se si è sinti, rom, nomadi o camminanti. Inutile dire che siano subito scattate delle polemiche. Le famiglie, per tutelarsi, hanno deciso di rivolgersi a un’associazione che fa capo a Rifondazione Comunista.

Interrogazione in Senato

La questione è iniziata quando sono stati distribuiti i moduli per iscrivere i bambini alle scuole elementari. Ai genitori non è sfuggita la richiesta di indicare l’etnia dei figli. Un gesto che è stato percepito come razzista e tutto tranne che inclusivo. Per questo motivo, le forze politiche hanno deciso di muoversi. Francesco Laforgia, senatore eletto con Liberi e Uguali e coordinatore nazionale di È Viva ha commentato la vicenda e ha proposto subito un’interrogazione in Senato. “Il razzismo come mezzo di distrazione dalla vicenda torbida dei fondi dalla Russia. Salvini fa vergognare l’Italia”. Sulla vicenda è intervenuto anche don Luca Favarin, prete veneto divenuto ormai uno dei simboli dell’accoglienza. Fu proprio lui ad abolire il presepe per rispetto nei confronti dei migranti. Nella dichiarazione riportata dal Corriere: “Giusto avere delle attenzioni nei confronti delle singole peculiarità dei ragazzi ma non si fa così. Bisogna stare molto attenti: spesso le buone intenzioni, se messe in pratica con metodi sbagliati, sfociano in risultati opposti, e razzisti in questo caso”. Sembra buon senso spiccio, ma in realtà è proprio ciò che è accaduto in questo cado. Anche Davide Casadio, portavoce della comunità rom e sinti, si è espresso sulla questione dei moduli di iscrizione. Inutile dire che è furioso. “Va denunciato siamo di fronte ad un’iniziativa anticostituzionale e che va contro ogni diritto dell’uomo. Non siamo più ai tempi di Hitler, eppure anche oggi ci tocca assistere a queste situazioni che sono discriminanti nei nostri confronti e con cui si mira solo ad identificare in modo razzista alcuni soggetti rispetto ad altri.” Insomma, quella che sulla carta era un gesto di attenzione nei confronti di una minoranza è finito per essere l’ennesima manifestazione di malcelato razzismo. A questo punto, l’effetto boomerang è stato inevitabile.

A cosa serve davvero indicare l’etnia su un modulo di iscrizione

La vera domanda da cui partire è perché dovrebbe servire indicare a quale etnia appartiene un bambino per iscriverlo alle elementari? Ha qualcosa a che vedere con l’apprendimento? È strettamente correlato con il raggiungere un certo livello di educazione? Non tutti la pensano così. Dijana Pavlovic, attrice, mediatrice culture e attivista rom, ha spiegato all’Ansa che: “Quanto accaduto conferma il grave pregiudizio nei confronti di rom, sinti e camminanti perché si dà per scontato che un bambino che non si conosce ancora avrà dei problemi e necessità speciali solo perché dichiara la propria etnia. Faccio appello all’Ufficio scolastico regionale e agli ispettori perché vengano presi provvedimenti seri nei confronti del dirigente scolastico, perché cose come queste non si debbano più ripetere in un Paese civile e democratico. Non ci si rende conto che una cosa del genere cambia la vita alle persone, e se si tratta di un bambino diventa un marchio dalla prima elementare per tutta la sua esistenza”. Indicare l’etnia non un’attenzione in più, diventa un atto ai limiti della violenza che invece di favorire l’integrazione segnerà per sempre un gruppo di bambini come diversi. In questo è impossibile raggiungere l’inclusione, se un gruppo verrà sempre considerato come diverso e non appartenente alla maggioranza.

Il dirigente scolastico e l’assessore all’istruzione

Carlo Marzolo, dirigente scolastico dell’istituto, dopo la polemica ha voluto chiarire dicendo che: “Le finalità del modulo erano quelle della maggior inclusione possibile e non certo il contrario. Le informazioni che noi raccogliamo hanno finalità istituzionali, tese a tutelare gli alunni e non a discriminarli”. Marzolo ha inoltre sottolineato che il modulo viene distribuito da ormai 10 anni ai genitori dei bambini che non risultano iscritti all’anagrafe. Dopo tutti i pareri sulla vicenda, non si poteva non ascoltare quello di Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione della Regione Veneto. Seconda la dichiarazione rilasciata al Corriere del Veneto: “La scuola ha certamente chiesto queste informazioni con l’intento di poter integrare al meglio, nel progetto educativo scolastico, le differenti etnie e culture. Io tuttavia sono contraria, perché ritengo non debbano esistere differenziazioni di trattamento in base alla razza, alla lingua, alla religione, all’opinione politica o alla condizione personale e sociale, come recita peraltro l’art. 3 della nostra Costituzione. Trovo una grande contraddizione in Leu e parimenti nelle comunità Rom e Sinti, perché sono sempre i primi a rivendicare differenze e peculiarità, salvo poi scatenarsi quando queste vengono certificate. Facciano pace con la loro ideologia e con le loro rivendicazioni”.

È davvero un tentativo di inclusione?

Un aspetto molto interessante è che la questione dell’etnia sui moduli d’iscrizione si diventato un problema solo adesso, nonostante il modulo venga distribuito da 10 anni. Forse in questi anni è cambiata la percezione di alcune richieste. Dunque, ciò che 10 anni sembrava perfettamente normale, in una società come quella di adesso, dove il razzismo verso determinate categorie è all’ordine del giorno, non sembra un semplice dato. Viene percepito come un tentativo di dividere sin dall’infanzia delle categorie che sono semplicemente persone. Un altro aspetto interessante è che più volte è stato ripetuto che l’etnia è richiesta per aumentare l’inclusione nel contesto scolastico. Peccato che non venga mai chiarito come. Non si parla della formazione delle classi, non vengono nominati altri progetti. Resta quindi un mistero come indicare l’etnia nei moduli di iscrizione sia un metodo per aumentare il livello di inclusione in alcuni contesti. Forse non c’era nessun secondo fine. Tuttavia, il risultato è stato pessimo e mal percepito, soprattutto in un contesto in cui le persone appartenenti a determinate etnie e categorie risultano esseri portatori di degrado e situazioni ai limiti della legalità.

 

A cura di B.P.

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