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Veti incrociati sul governo, la crisi sembra più vicina

 

Il Recovery Plan, complici le modifiche a cui lavora il Mef per venire incontro alle richieste di Pd e Iv, non è ancora pronto. Il “rimpastino” sembra già appartenere al passato. E sulle dimissioni di Giuseppe Conte, vero obiettivo di Iv, con conseguente crisi pilotata ed eventuale Conte-ter, da Palazzo Chigi filtra a dir poco scetticismo. “Al momento l’opzione non c’è”, spiega una fonte che ha dimestichezza con il capo del governo. Lo stallo, dopo gli spiragli di trattative dei giorni scorsi, arriva fin su al Colle, dove il presidente Sergio Mattarella vigila con crescente preoccupazione. E al Quirinale si ribadisce un assunto: da un lato c’è l’apertura – pur considerandola rischiosa – a un rimpasto e anche al Conte-ter; dall’altro c’è l’indisponibilità a “governicchi” con maggioranze abborracciate o di salute pubblica. La via maestra in caso di crisi, quindi, non è neppure un governo istituzionale (circola, nei palazzi romani, sempre il nome di Marta Cartabia) ma quella del ritorno alle urne. Anche perchè non bisogna dimenticare che è entrata a regime la riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. Ed è una linea che il Pd, di fatto, sembra condividere.

Intanto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in mattinata consegnerà al presidente del Consiglio Conte l’aggiornamento del Recovery plan. Tra i progetti che sono stati maggiormente potenziati, quelli per la sanità: fino a un totale che sfiorerebbe i 18 miliardi. Potenziati anche: infrastrutture sociali, istruzione, cultura, turismo e giovani. Ridimensionate le detrazioni alle imprese del patent box. Resta il superbonus fino al 2022.
In tutto il Recovery Plan, in maniera trasversale, sono stati potenziati i progetti finalizzati alle donne, ai giovani e al Sud. E’ quanto viene spiegato da fonti del governo. L’aumento delle risorse per la sanità e per gli altri progetti è stato possibile grazie all’intesa raggiunta con il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Beppe Provenzano: all’interno del Pnrr, molti progetti destinati alle aree svantaggiate saranno finanziati con una parte dei cosiddetti Fsc, i Fondi europei per la coesione territoriale, che già erano previsti nel tendenziale (dunque non aumentano il deficit) ma non erano ancora stati programmati. Si tratta di risorse per circa 20 miliardi. Rispetto alle versioni precedenti del Piano, per le filiere industriali innovative sono stati inseriti strumenti “a leva” che funzioneranno come moltiplicatori degli investimenti.

Il Cdm per il Recovery Plan non è previsto prima del 7. E’ possibile che il Cdm lo esamini senza voto, per mandarlo poi alle Camere. Lo showdown, a quel punto sarebbe sul piatto. A meno che, nelle prossime ore, un vertice tra i leader della maggioranza e Conte che in tanti attendono da tempo non sblocchi l’impasse.

“Dire che si va a votare tra un mese e mezzo vuol dire che ci abbandoniamo ad un governo che svolgerà l’ordinaria amministrazione quando siamo in una situazione che di ordinario non ha nulla. E rischiamo di perdere i fondi del Recovery Fund“. Lo ha detto il ministro Luigi Di Maio a “oggi è un altro giorno” su Rai1.

“L’alternativa proposta da Renzi non si capisce qual’è. Non abbiamo detto che vogliamo il voto perché ci piace andare a votare in piena pandemia né, oggettivamente, perché la Costituzione dice che si deve votare per forza. Temiamo che le elezioni siano l’unica soluzione possibile per una ragione molto semplice: tutte le altre ipotesi alternative ad una soluzione costruita sulla base dell’attuale equilibrio, pur con i necessari ritocchi, non sono una soluzione perseguibile”. Lo dice, interpellato da Fanpage.it all’uscita dal Nazareno, il vice segretario Pd Andrea Orlando.

“Nessuna! Siamo infatti gli unici disponibili a lasciare le poltrone. Se le nostre idee servono, ci siamo. Se le nostre idee non servono, tenetevi anche le poltrone”. Così Matteo Renzi nell’e-news sulla richieste di ‘poltrone’ da Iv. “Le veline del Palazzo riempiono i giornali di totoministri. Chiacchiere buone solo per far passare il messaggio che si risolve tutto con un rimpastone. Noi invece abbiamo messo nero su bianco i contenuti: spese sanitarie, alta velocità, vaccini, scuola, cultura, posti di lavoro”.

“Italia Viva è sempre rappresentato come il partito che crea problemi al governo ma ieri sera e’ andato in onda un teatrino imbarazzante non con Iv ma tra il Pd e il M5S”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei. “Una discussione infinita – ha proseguito Bellanova – e un consiglio dei ministri che è iniziato alle 21 ed è finito quasi all’una di notte per discutere se aprire le scuole il 7 o l’11 gennaio. Il problema però è molto più serio: cioè se in questi mesi si è lavorato per permettere alla scuola di aprire in sicurezza”.

“Se si dovesse aprire un serio dibattito su un esecutivo di salute pubblica che abbia tre priorità all’ordine del giorno, Piano vaccinale, utilizzo della linea di credito del Mes per la Sanità ed elaborazione del piano di ripresa per l’impiego delle risorse del Recovery Fund, nessuno potrebbe chiamarsi fuori dalla responsabilità di far uscire il Paese dall’emergenza sanitaria ed economica”. Lo comunica in una nota l’Esecutivo nazionale di Cambiamo!, il partito guidato da Giovanni Toti. “Pochi punti ma essenziali e soprattutto non più differibili. Viene da dire, ed ogni riferimento è puramente intenzionale: qualcuno salga a bordo”.

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