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“Vado Verso Dove Vengo Exhibition”, la mostra dedicata all’omonimo documentario dedicato all’Italia dei piccoli paesi

L’Italia delle piccole realtà e dei grandi problemi, delle emigrazioni e dei viaggi, il tutto visto sotto la lente di un destino comune legato da un “filo”. La nuova mostra “Vado Verso Dove Vengo Exhibition”.

Prosegue il viaggio narrativo di “Storylines, The Lucanian Ways”, il progetto che ha dato vita al documentario “Vado Verso Dove Vengo” e che oggi arriva al suo secondo output con “Vado Verso Dove Vengo Exhibition”, l’installazione nata da una rielaborazione artistica dei temi chiave del documentario. “Vado Verso Dove Vengo Exhibition” è il secondo output di “Storylines, The Lucanian Ways”, un progetto di Matera 2019, Capitale Europea della cultura, co-prodotto dall’associazione Youth Europe Service e Fondazione Matera-Basilicata 2019, co-finanziato dalla Lucana Film Commission, con il contributo del fondo etico di Bcc Basilicata. L’installazione, che resterà aperta dal 30 agosto al 29 settembre 2019, riprende i temi del documentario, dedicato all’Italia dei piccoli paesi e all’emigrazione, e li rielabora attraverso una nuova chiave di lettura e di fruizione: l’elemento unificante dell’intera installazione è il “filo”. Il filo che diventa rete, intreccio, ora regolare ora complicato e difficile da “riavvolgere”, proprio come la vita che corre inesorabilmente seguendo “il filo” del destino. Crea storie, unisce i fili della memoria e disegna traiettorie future. Le emozioni corrono su un filo e il filo crea relazioni, tiene uniti gli uomini, le cose, i luoghi, il qui e l’altrove. Il filo invisibile è quello dell’andare e del ritornare, ma le ombre del filo, leggere ed inquietanti allo stesso tempo, sono le vere protagoniste.

Il filo diventa anche segno, grafica, riprende le forme semplici dei primi abitanti della terra, dell’uomo che non ha mai smesso di “errare”, nella sua irrequietezza, quello che da sempre ha abitato le grotte di Matera e nella sua erranza ha lasciato segni profondissimi e ha intessuto trame, ora nel ruolo di “partito” ora nel ruolo di “rimasto”. Fili che si intrecciano e danno forma a presenze umane, che ci accompagnano nel percorso ogni volta in maniera diversa, realizzate nella semplicità e nell’imperfezione voluta dei corpi; figure che hanno sulla testa dei cerchi, il loro fardello composto dai loro pensieri, la loro memoria, i loro sogni. E la semplicità nel segno diventa anche imperfezione voluta. L’imperfezione è la vera forma, ed è data dalla leggerezza ma anche dalla solidità del filo di ferro, ora grigio, ora colorato. L’allestimento dell’installazione è composto da due livelli narrativi intrecciati e complementari: un livello analogico composto dal concept artistico del “filo” e un livello multimediale composto da quattro video-narrazioni. Attraverso l’intreccio di questi due livelli, l’allestimento trova il suo momento culminante nella proiezione integrale del documentario “Vado Verso Dove Vengo” nella navata centrale della Chiesa.

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