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Un Ministero della Pace: ecco la sfida del prossimo Governo

 Una scelta rivoluzionaria lanciata dall’Associazione Comunità Giovanni XXIII

In Italia il prossimo Governo potrebbe istituire un Ministero della Pace e sarebbe senz’altro una scelta rivoluzionaria dove il clima politico internazionale è avvelenato da un dispendio di risorse finanziarie per produrre armamenti, di conflitti bellici e di minacce. La proposta giunge dall’Associazione Comunità Giovanni XXIII (Apg23), con la campagna “Ministero della Pace, una scelta di governo”, nata con l’idea che “le istituzioni debbano costruire la pace insieme alle forze della società civile che già da anni si spendono sul campo, in Italia e all’estero, con gli strumenti del dialogo e della nonviolenza”.

È un modo per raccogliere il testimone ideale del fondatore don Oreste Benzi, il quale affermava: “Da quando l’uomo esiste ha sempre organizzato la guerra. È arrivata l’ora di organizzare la pace”.

Nicola Lapenta, responsabile per il Servizio Civile della Apg23, ha parlato di questa proposta e ne ha motivato la richiesta dicendo che per quanto riguarda il tema della pace, si avverte una carenza di visione politica. La pace dovrebbe essere la questione principe di cui un Governo si deve occupare, invece si nota che le iniziative che contribuiscono a costruire la pace sono molto spesso scoordinate tra loro in quanto manca una visione politica d’insieme. Il Ministero della Pace servirebbe a creare questa visione politica d’insieme. Anziché creare un Ministero si potrebbe istituire all’interno del Ministero della Difesa un Dipartimento sulla risoluzione pacifica delle controversie internazionali,anche per evitare un’ulteriore spesa, ma non si avrebbero i risultati sperati e i poteri per creare progetti. Nel mondo esistono Paesi in cui già c’è un istituto simile, per esempio in Costa Rica, nelle Isole Salomone, nel Nepal. E ci sono poi una serie di Paesi, tra cui l’Australia, che stanno cercando di realizzare Ministeri simili. Esiste una rete internazionale, che lavora  in questo senso da diversi anni. Per sposare una simile proposta ci vuole molto coraggio istituzionale, culturale, sociale e politico.

In questa fase di campagna elettorale, non ci sono soggetti che pubblicamente si sbottonano però c’è chi sembra ben disposto rispetto a questa proposta; il profilo del ministro della Pace dovrebbe essere una persona coraggiosa, con esperienza sul campo in tema di conflitti, dunque capace di portare la sua competenza nell’alveo politico.

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