ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Trovata droga dentro le moto d’acqua: arrestati 7 trafficanti di Ostia

Centoventi chili di cocaina pura all’80%. Polvere bianca di prima qualità da sbarcare ad Ostia e Fiumicino, nascosta in moto d’acqua che dal Sudamerica, sarebbe arrivata grazie ad una nave cargo. Questo l’esito dell’operazione Pacific Freestyle che dà così seguito all’operazione Tirreno quando, a fine marzo 2018, furono arrestate cinque persone residenti ad Ostia, nel dedalo considerato il fortino del clan Spada.

Il blitz

Il blitz di due anni fa, però, non ha fermato gli affari. Questa volta a sgominare l’organizzazione di narcotrafficanti che faceva arrivare la ‘coca’ dal Perù, tramite il Cile, sono stati i ​Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma che, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, hanno arrestato 7 persone.  Le indagini hanno permesso di capire, già nel 2018, come la cocaina pura all’80% veniva abilmente nascosta nelle paratie di 2 moto d’acqua​, scavate nella vetroresina.  Gli approfondimenti investigativi, eseguiti dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria svolti in stretta collaborazione con i Carabineros de Chile, hanno consentito di individuare tutti i membri dello strutturato sodalizio, arrestando così il braccio esecutivo.

La trovata

Al vertice dell’organizzazione, localizzata tra Ostia e Fiumicino, un uomo di 36 anni conosciuto come ‘Maracanà’, strettamente coadiuvato per la pianificazione del traffico di droga, da un 55enne detto ‘Il Presidente’. Sua la mossa fondamentale per far arrivare la droga sul litorale: come spiega la Finanza “aveva strumentalmente costituito un’associazione sportiva per dissimulare l’invio dei mezzi acquatici in Sud America per finalità agonistiche“. Grazie ad un complice dipendente della società di spedizioni che curava il trasporto, infatti, le moto d’acqua cariche di cocaina venivano inviate ricorrendo alla pratica doganale di “temporanea esportazione” generalmente adottata in occasione di invii di materiali per competizioni sportive internazionali e, pertanto, considerata a basso di rischio di controllo. Tra l’altro “per evitare difformità sul peso“, spiegano i militari “quando i mezzi venivano mandati in Sudamerica venivano riempiti di farina, sostituita con la droga prima del rientro in Italia“. E così il peso restava sempre lo stesso.

Facebook