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Trieste Half Marathon, tra maltempo e polemiche vincono ruandese Hitimana e bielorussa Mazuronak

Alcuni giorni fa gli organizzatori avevano escluso dalla manifestazione degli atleti africani

TRIESTE -Il ruandese Noel Hitimana stravince la maratona della polemica. L’africano trionfa alla 24/a Half Marathon, tagliando il traguardo in piazza Unità d’Italia dopo 1.03.28. Insomma l’Africa ha partecipato e ha vinto.

Le accuse di razzismo

La manifestazione era finita nell’occhio del ciclone dopo che l’organizzatore Fabio Carini aveva annunciato che avrebbe escluso gli atleti africani dalla competizione perché, a suo avviso, «gli atleti del Kenya e del Nord Africa sono pedine di manager sfruttatori senza scrupoli. Questi atleti sono sottopagati e trattati in maniera indecente rispetto a quello che è il loro valore. Questo poi va a discapito di atleti italiani ed europei che chiaramente rispetto al costo della vita non possono essere ingaggiati, perché hanno costi di mercato». Insomma non una discriminazione dovuta alla velocità ma piuttosto allo sfruttamento sportivo di tali atleti.

Le dichiarazioni di Carini avevano suscitato sdegno e indignazione da parte di politici, atleti e semplici appassionati. La Federazione Italiana Atletica Leggera aveva annunciato di voler verificare scelte e motivazioni dell’esclusione, esprimendo la propria contrarietà. Sinistra Italiana aveva anche annunciato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. Il vicepremier Luigi Di Maio aveva giudicato la decisione degli organizzatori «una follia» e il sottosegretario con delega allo sport, Giancarlo Giorgetti, aveva definito «sbagliato escludere gli atleti africani: non è così che si risolvono i problemi». Poi, tutto è bene quel che finisce bene perché dopo le polemiche la mezza maratona di Trieste è stata aperta anche alla partecipazione degli atleti africani.

La gara

Questa 24/a edizione è stata dominata anche dai capricci del tempo: Duino Aurisina, sul Carso triestino, dove è stato sparato il via dei 21 chilometri, era stamani sferzata da raffiche di bora fino a cento km/h e raggelata da termometri fermi ben al di sotto di dieci gradi. E pioveva. Lungo la Costiera il clima non era meno rigido. Ma le motivazioni dei 1.827 iscritti da 46 Paesi, tra i quali campioni affermati – Stefano La Rosa (Italia), Marco Salami (Italia), Joel Melly (Kenya), Simon Rugut (Kenya), Hitmana Noel (Ruanda), Sammy Kipngetich (Kenya) e tra le donne Mazuronak Volha (Bielorussia), Nahimana (Burundi) e l’italiana Laila Soufyane – e appassionati è stata molto più forte.

Dietro Hitimana, è giunto Najibe Salami (Esercito italiano), al terzo il keniota Joel Melly.

Tra le donne, ha vinto la bielorussa Vohla Mazuronak (1.13.56) davanti alla atleta del Burundi Cavaline Nahimana e all’italiana Laika Soufyane.

Correre contro le tragedie

Dopo due ore è giunta anche Rita Giancristofaro. Non correva contro il cronometro ma contro le insidie della vita e a favore di protesi e tecnologia chirurgica e terapeutica: pochi mesi fa era precipitata con il fidanzato dal Ponte Morandi. Sara’ li’, alla maratona di Genova, a dicembre che correrà la prossima volta.

La protesta

Molti partecipanti hanno gareggiato con i volti dipinti di nero: «Nessun significato politico – ha detto un corridore – voglio solo rimarcare che lo sport è fatto per tutti e non ci sono distinzioni di razza». Qualcuno interviene sullo sfruttamento degli atleti: per Salami non ci sono atleti sottopagati nè razzismo nello sport. Per Marco Rampi del team austro-keniota Run together «fa più notizia l’1% di mele marce che il 99 di persone oneste» e se gli organizzatori hanno sospetti di irregolaritaà, faranno bene a «tirare fuori le prove perché buttando fuori le mele marce ci guadagnano tutti».

Lui, il patron della gara, Fabio Carini, ha rotto il silenzio dopo giorni, ma soltanto per ringraziare sponsor, alcuni giornalisti, staff e pochi altri e fare una dichiarazione incontrovertibile: quella di oggi resterà una «giornata indimenticabile», per lui e «per tutti coloro» che con lui «l’hanno vissuta da protagonisti».

 

A cura di Giovanni Cioffi

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