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Trieste, gli abeti restano in piazza per il Natale e il Capodanno Ortodossi

Anche nel 2020 Trieste decide di mantenere l’aria natalizia dopo l’Epifania, fino al 15 gennaio.

Anche quest’anno – e sarà così anche per gli anni a venire – gli abeti natalizi addobbati a festa che fanno più belle agli occhi dei triestini e dei tanti turisti la grande piazza dell’Unità e le altre principali piazze del Comune di Trieste, non verranno rimossi con l’Epifania “che tutte le feste porta via”, secondo un vecchio detto, ma saranno invece mantenuti ancora per una settimana, e cioè fino al 15 gennaio, in segno di omaggio e partecipazione al Natale Ortodosso (che si festeggia il 7 gennaio) e al successivo Capodanno che la maggior parte dei cristiani ortodossi (serbi, montenegrini, macedoni, russi, bielorussi, ucraini e moldavi) celebra il 14 gennaio seguendo l’antico calendario Giuliano.

Questa bella novità venne introdotta per la prima volta lo scorso anno dal Sindaco Roberto Dipiazza, che l’ha quindi ribadita anche per questo inizio del 2020 e “pro futuro”, quale “omaggio e fraterna condivisione della Festa più bella dell’Anno con le diverse e numerose comunità di fede cristiana ortodossa che vivono e lavorano nella nostra città, ovvero con i nostri cittadini appartenenti alle comunità storiche qui insediatesi da secoli, con la fondazione dell’Emporio e della Trieste moderna, e con le tante persone che giungono oggi a Trieste per motivi di lavoro provenienti dai Paesi dell’Europa orientale, molte delle quali sono divenute nel frattempo anche cittadini italiani”.

“Desideriamo perciò molto volentieri – sottolinea il Sindaco Dipiazza – manifestare, anche simbolicamente, mantenendo accesi tutti i nostri Abeti, la nostra partecipazione e vicinanza al Natale di questi nostri concittadini, rendendo omaggio, oltre che alla loro laboriosità, anche a usanze e valori culturali, religiosi e familiari che condividiamo. E in questo modo dare pure un’ulteriore testimonianza della particolare storia di Trieste e del suo ruolo peculiare nel cuore di questa parte d’Europa”.

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