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Trapianti, cuori di maiale in babbuini per 6 mesi: è record. Quali possibilità per l’uomo?

I risultati della ricerca aprono uno spiraglio per la creazione di future banche di organi suini

Centonovantacinque giorni. È questo il nuovo record di durata di un trapianto di cuore tra animali. Cuori di maiali geneticamente modificati trapiantati nei babbuini sono, infatti, riusciti a battere per oltre 6 mesi. A pochi giorni dall’anniversario del primo trapianto di cuore al mondo nell’uomo, i risultati descritti sulla rivista Nature dall’università di Monaco, riaccendono i riflettori possibilità di effettuare con successo trapianti dagli animali all’uomo.

Il fenomeno degli xenotrapianti – trapianti eseguiti con l’utilizzo di organi prelevati a esseri viventi di una specie diversa da quella del ricevente – potrebbe rappresentare la nuova frontiera della chirurgia, rendendo possibile il passaggio di organi di maiali geneticamente modificati a pazienti umani.

Perché i maiali?

Negli ultimi vent’anni, è stato dimostrato che gli organi dei maiali sono i più simili a quelli dei primati e degli umani (cellule, tessuti, dimensioni). Nel caso dei pazienti diabetici sono già state utilizzate cellule del pancreas dei maiali, alcuni ustionati hanno invece ricevuto trapianti temporanei di pelle di suino. Tra le contro indicazioni di queste procedure, il patrimonio genetico dell’animale, che secondo alcune caratteristiche proprie dell’animale causerebbe il rigetto dell’organo trapiantato, in modo incontrollabile. Senza dimenticare  i retrovirus endogeni. Ed è proprio per evitare questi rischi che negli ultimi anni si sta ricorrendo alla manipolazione mediante la recente tecnica di ingegneria genetica CRISPR-Cas9.

L’uso di cuori di maiali geneticamente modificati è una soluzione pensata per supplire alla carenza di organi disponibili per i trapianti, ma finora la massima durata raggiunta, e in un solo caso, era stata di 57 giorni. Il gruppo guidato da Bruno Reichart (Università di Monaco) è invece riuscito a segnare questo record, e più volte, usando dei cuori geneticamente modificati per ridurre il rigetto. Hanno modificato e affinato la procedura testandola su tre diversi gruppi di animali, per un totale di 16 babbuini. Nel terzo gruppo sono riusciti a raggiungere questo risultato di lunga durata, da un lato mantenendo il cuore ossigenato attraverso la circolazione del sangue durante il trapianto, e dall’altro evitando che si ingrandisse troppo, abbassando la pressione del sangue nelle scimmie e usando dei composti per controllare la crescita delle cellule. Quattro dei cinque babbuini del gruppo finale sono stati bene per almeno 90 giorni (il tempo originalmente previsto di durata della sperimentazione), e di questi, due hanno superato 195 giorni.

Il dibattito sulla questione non è nuovo in Italia: già a luglio di quest’anno infatti lo scienziato Cesare Galli e il suo team di ricercatori del laboratorio Avantea di Cremona, annunciarono di aver creato maiali geneticamente modificati con la tecnica Crispr, così da poter consentire il trapianto di organi negli esseri umani senza il rischio di rigetto.

La sopravvivenza del soggetto ricevente non è però affatto scontata.

Far funzionare l’organo di una specie in un’altra non è facile né immediato. Nel caso di specie, non solo sono stati usati cuori di maiali geneticamente modificati ma le scimmie sono state anche trattate per sopprimere le loro difese e garantire una buona ricezione. L’organo inoltre, per garantirne l’integrità non è stato mantenuto  freddo, ma piuttosto “nutrito” con una soluzione refrigerata con sangue ossigenato, sostanze nutritive e ormoni.

Il recente risultato ottenuto dai ricercatori aumenta notevolmente le speranze in merito alla concreta possibilità di creare future banche di organi suini. Si attendono però ulteriori verifiche per individuare con precisione la procedura che ha maggiormente contribuito a tenere in vita i babbuini per così tanto tempo sarà oggetto di ulteriori indagini.

La situazione dei trapianti in Italia

Nel 2017 nel nostro Paese sono stato effettuati quasi quattromila trapianti, a fronte di una media di 28,7 donatori per milione di abitanti,  in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Diminuiscono anche i pazienti in lista d’attesa per un trapianto: dai 9.026 del 31 dicembre 2016 si è passati agli 8.774 del 30 novembre 2017. In calo (dal 32% al 28%) anche le opposizioni alle donazioni.

Aumentano anche tutte le tipologie di trapianti rispetto al 2016: rene +175, fegato +96 e cuore +6. In lievissimo calo, invece, il numero di trapianti di polmone (-3).

 

A cura di Giovanni Cioffi

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