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Traffico illecito di rifiuti speciali e corruzione: arresti e misure personali interdittive

I Carabinieri Forestali dei Gruppi di Ancona, Macerata, Ascoli Piceno e Rimini hanno eseguito misure cautelari a carico di 5 soggetti e 4 società, disposte dal GIP del Tribunale di Ancona, nell’ambito di un’indagine iniziata nel 2018.

Due persone sono state collocate agli arresti domiciliari, una colpita da obbligo di dimora, due colpite da misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriale. Tutte accusate del delitto di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti speciali e due di esse anche per corruzione di pubblici ufficiali e bancarotta fraudolenta.

Disposto inoltre il sequestro per equivalente di denaro o altri beni per circa 5.000 euro, attraverso il blocco dei conti correnti bancari e postali di 4 indagati e 4 società -, delle quali 3 con sede legale in Provincia di Ancona e una a Rimini – accusati di aver concorso nell’esecuzione di traffici illeciti di rifiuti speciali da demolizione, terrosi e organici, anche contaminati da inquinanti, tra cui idrocarburi, catrame, plastiche e metalli, per un totale di 640.000 tonnellate. Tali rifiuti, provenienti da oltre 50 cantieri nelle Provincie di Ancona e Macerata sono stati occultati a diverso titolo in tre cave, un terreno agricolo, in tre impianti di gestione rifiuti da demolizione e terrosi/lavorazione inerti dislocati nelle Provincie di Ancona e Macerata.

Sequestrati, infine, camion e  mezzi d’opera a carico di 2 società con sedi legali nei Comuni di Castelbellino (AN) e Ancona, utilizzati per trasportare illegalmente i rifiuti ed eseguire scavi abusivi di materiale inerte.

Dal quadro indiziario emerge un ampio disegno criminoso, volto all’ottenimento di un rilevante ingiusto profitto economico, messo in campo da due soggetti – amministratori di fatto di una società di gestione e lavorazione dei rifiuti da demolizione e terrosi, sita in Provincia di Ancona –, i quali, con il concorso di altri 20 indagati, hanno posto in essere traffici illeciti di rifiuti speciali da demolizione, organici e terrosi, omettendo di provvedere alle spese di recupero e conferimento presso siti autorizzati. Lo smaltimento illecito dei rifiuti e il contestuale scavo abusivo di materiale litoide, era reso possibile grazie ad atti corruttivi posti in essere per il tramite di un faccendiere, dipendente della società, il quale si occupava di consegnare denaro a pubblici funzionari per evitare controlli presso le cave vincolate da sequestri o sospensioni.

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