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Traffico illecito di rifiuti in Emilia Romagna: 31 denunciati

L’inchiesta a portato alla denuncia, a giugno, di 31 persone per traffico illecito di rifiuti, tra queste ci sono anche rappresentanti di imprese dell’Emilia Romagna e delle Marche

Un’organizzazione criminale dedita al traffico illegale di rifiuti, la cui attività era gestita al vertice da un ferrarese di 68 anni e dalla figlia di 27 in un capannone a Pieve di Cento, in provincia di Bologna. A smascherarla la polizia giudiziaria ‘Sezione Rame’ del Compartimento di Polizia ferroviaria per l’Emilia Romagna dopo due anni di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura del capoluogo emiliano.

Secondo gli accertamenti, condotti dal pm Stefano Orsi, la ditta avrebbe movimentato 936.310 kg di rifiuti speciali, per un valore di oltre 5 milioni di euro.

L’inchiesta a portato alla denuncia, a giugno, di 31 persone per traffico illecito di rifiuti, tra queste ci sono anche rappresentanti di imprese dell’Emilia Romagna e delle Marche. L’indagine è scattata da alcuni controlli per contrastare i furti di rame in aziende di rottamazione nel Bolognese, a San Giovanni in Persiceto e a Minerbio, dove gli agenti della Polfer hanno ritrovato, nei registri, un nome ricorrente ovvero quello di un pensionato 80enne residente a Castenaso, per gli investigatori un prestanome.  Il “nonno del ferro” avrebbe movimentato rifiuti con operazioni sospette. Da qui la pista che ha portato all’impresa di Pieve di Cento e alla scoperta in flagranza del 68enne che caricava su un camion rifiuti pericolosi prelevandoli dal magazzino. La Guardia di Finanza di Bologna eseguirà ulteriori accertamenti. Il padre e la figlia ferraresi sono stati denunciati anche per riciclaggio in concorso.

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