La legge contro l’omofobia approda oggi nell’aula della Camera ma è solo l’ultimo di una serie di sforzi andati a vuoto nell’arco di un ventennio per arginare le discriminazioni e le violenze fondate su sesso e orientamento sessuale. Se le ultime tre legislature hanno visto impegnati soprattutto militanti del mondo gay (da Franco Grillini a Sergio Lo Giudice, da Paola Concia fino all’attuale relatore del Pd Alessandro Zan), il primo tentativo fu affidato nel 1999 ad un relatore cattolico, il deputato del Ppi Paolo Palma, incaricato di tessere rapporti con la Cei per evitare una guerra di religione. Alla Camera erano state depositate due proposte di legge, una da Nichi Vendola, allora esponente del Prc, ed una da Antonio Soda, giurista dei Ds. Nell’ottobre 1998 il governo D’Alema era nato con una rottura a sinistra proprio con il Prc e la maggioranza voleva “coprirsi” a sinistra mandando avanti temi sui diritti civili. Il primo luglio del ’99 Palma presentò dunque il testo unificato in commissione. Come l’attuale testo Zan, si estendevano le sanzioni penali della legge Mancino ai comportamenti violenti o discriminatori motivati da ragioni di “orientamento sessuale”. In più vi erano norme sulla privacy e misure antidiscriminatorie sul lavoro e nella scuola. Il testo ebbe l’appoggio del governo e il sostegno della maggioranza (Ppi, Ds, Verdi, Socialisti) e del Prc. Ma la destra oppose un netto rifiuto, seguito a settembre da una bocciatura senza appello da parte della Cei. Successivamente il governo preannunciò un proprio ddl che bloccò l’iter della legge Palma. Ma, dopo la sconfitta del centrosinistra alle regionali del 2000, l’esecutivo D’Alema cadde. E la legge contro l’omofobia venne accantonata.
Che cosa prevede la legge Zan
Il testo Zan che arriva oggi nell’aula di Montecitorio si riallaccia, come accennato, alla legge Mancino che contrasta i reati di razzismo e prevede il carcere da uno ai quattro anni per chi istiga alla violenza omofobica intervenendo sull’articolo 604 bis del codice penale.
C’è poi una parte non repressiva ma che mira a diffondere una cultura della tolleranza. In particolare viene istituita una data italiana, il giorno 17 maggio, quale “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia” e un emendamento approvato in commissione Giustizia ha reso meno impegnativo il riferimento alle scuole. Inoltre il Dipartimento per le Pari opportunità elabora con cadenza triennale una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Ancora viene istituito un programma per la realizzazione in tutto il territorio nazionale di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere. I centri garantiscono assistenza legale, sanitaria, psicologica, di mediazione sociale e offrono vitto e alloggio alle vittime.