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Terrorismo: Cassazione conferma condanna a jihadista

 

La Cassazione ha confermato la condanna a 5 anni e 10 mesi per Nabil Benamir, l’uomo arrestato a dicembre 2017 con l’accusa di terrorismo. Benamir, avevano scoperto gli investigatori della Digos coordinati dal sostituto procuratore della Dda Federico Manotti, era pronto a immolarsi per l’Isis.

L’uomo, che viveva a Genova, era stato segnalato come nome di spicco tra i combattenti e anche come reclutatore e addestratore. Nel suo cellulare erano state trovate le istruzioni su come costruire bombe con vecchi telefonini e come pianificare attacchi con tir. Nel corso delle intercettazioni era stato sentito dire che aveva ricevuto la chiamata del Chiamante, che per gli inquirenti è il segnale che un combattente è pronto a immolarsi facendo stragi.
Dopo l’arresto non si era pentito, e in cella era stato registrato mentre diceva che avrebbe ucciso gli italiani perché “cani” da sgozzare. Benamir era stato arrestato dopo avere picchiato la convivente. La donna aveva confermato agli investigatori che si stava radicalizzando sempre di più.
Il marocchino, avevano scoperto gli inquirenti, era inserito in una chat ristretta di Telegram denominata Lupi solitari: in quel gruppo, composto da otto persone, venivano scambiati file e video di decapitazioni, ma anche le istruzioni per costruire ordigni artigianali con vecchi telefoni cellulari.
A fine ottobre gli Ermellini avevano confermato la condanna rispettivamente a sei e cinque anni, per i fratelli Abdelhakim e Hossameldin Antar arrestati insieme a Saker Tarek nel 2016 in Liguria con l’accusa di essere reclutatori dell’Isis.

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