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Terni, consiglieri e assessore accusati di falsità ideologiche

La Procura di Terni ha accusato sette consiglieri, un ex consigliere e un assessore di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.

Sette consiglieri di Terni, un ex consigliere e un assessore sono stati colpiti da una citazione diretta a giudizio da parte della Procura di Terni. Le accuse sono di falsità ideologiche commesse da privato in atto pubblico, in riferimento alle dichiarazioni fornite al momento della convalida delle elezioni. Secondo il codice penale, il privato commette falso ideologico quando scrive o dichiara informazioni non veritiere nonostante il dovere giuridico di dire il vero. Nello specifico, ai sette consiglieri e all’ex consigliere viene contestato di non aver dichiarato posizioni debitorie nei confronti dell’ente. Le pendenze comprendono tributi non versati e sanzioni per il codice della strada, che ammontano a qualche migliaio di euro ma sono state sanate ad agosto dai diretti interessati. Per quanto riguarda l’assessore, invece, la falsità ideologica contestata dalla procura si riferisce alla non attestazione della carica di amministratore delegato di una società pubblica, dalla quale però l’accusata si era già dimessa.

Gli accusati sono i consiglieri Federico Brizi (Gruppo misto), Emanuele Fiorini, Giulia Silvani (Lega), Luca Simonetti (M5s), Maurizio Cecconelli (FdI), Michele Rossi (Terni Civica), Francesco Maria Ferranti (FI, presidente del Consiglio). L’ex consigliere colpito dalle accuse è Raffaello Federighi (eletto con FI ma poi decaduto).

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