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Supplenze ad amici e parenti: condannata

Una donna è stata condannata a Firenze per dato supplenze ad amici e parenti.

L’ex direttrice dei servizi generali e amministrativi dell’Istituto Agrario di Firenze e dell’Istituto professionale Buontalenti aveva brutte abitudini con le supplenze.

Nello specifico, le distribuiva tra amici e parenti come fossero caramelle. Ha dato alla nipote un posto per 9 giorni come assistente amministrativo.

Per una supplenza come bidella ha assunto la cognata. L’accusa precisa nei confronti della donna è “concludeva contratti di lavoro a tempo determinato con soggetti dalla stessa conosciuti per effetto del vincolo di parentela esistente con gli stessi o per la pregressa conoscenza con loro familiari”.

In questo modo, favoriva gli introiti familiari. Ad esempio, lo stipendio della cognata era di 3.686 euro mentre altri 3.500 euro erano stati guadagnati dal nipote e 1.664 euro dal marito di una sua amica. La motivazione della sentenza è attesa entro 50 giorni.

All’inizio, la donna venne licenziata dal suo primo lavoro. Grazie al diritto del lavoro e all’avvocato Andrea Pettini, fece ricorso.

Fu quindi raggiunto un accordo con l’amministrazione. Ella rinunciò quindi al ruolo di dirigente. In altre parole, al ruolo di assegnare supplenze.

Rimase quindi a lavorare come semplice dipendente amministrative. Si tratterebbe dell’ennesimo caso di parentopoli. Fenomeno troppo spesso protagonista del nostro mercato del lavoro.

 

 

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