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Scuola, docenti in rivolta: “Stipendi uguali per tutti e in linea con quelli europei”

Una doppia petizione, che in pochi giorni ha raccolto oltre cinquemila firme, rilancia il tema caldo delle buste paga degli insegnanti

E’ partita la rivolta estiva dei maestri dell’infanzia e della primaria. Le due petizioni lanciate alla vigilia di Ferragosto hanno già raccolto oltre 5000 firme. “Per insegnare occorre la laurea, abbiamo specializzazioni e master, al concorso ci chiedono competenze di informatica e di inglese. Eppure valiamo di meno in busta paga dei colleghi che insegnano alle medie, alle superiori e in università: non è giusto”.

A lanciare l’iniziativa è Ilenia Barca, 40 anni, originaria di Nuoro, docente alla primaria, con nove anni e mezzo di precariato alle spalle, e pedagogista. “Queste nostre richieste, ha riferito, sono partite da una riflessione comune sul ruolo dei docenti in Italia e all’estero”.
Ilenia Barca difende la scelta anche per un altro motivo: “Più piccoli sono gli alunni maggiori sono le responsabilità di formazione in capo ai docenti. Non si può disconoscere il valore educativo e didattico in generale in nessun ordine e grado dell’istruzione. Ma certo è che, la fascia di età più importante per lo sviluppo dei piccoli studenti di oggi e cittadini di domani è quella compresa tra i 3 e i 10 anni”.

La comparazione tra insegnanti italiani ed europei

La prima petizione, sostenuta da insegnanti di ogni ordine e grado, reclama stipendi uguali ai colleghi europei. L’altra vuole l’equiparazione delle buste paga e delle ore di lavoro tra chi sale in cattedra in Italia, dalla materna all’università.  Si tratta comunque di un tema caldo, quello delle basse retribuzioni degli insegnanti italiani, che ora riemerge via social e chiede attenzione al ministero all’istruzione.

La seconda petizione riguarda un tema più volte sollevato: gli stipendi bassi dei professori italiani nella comparazione con quanto avviene in Europa. Si va da un minimo per chi insegna alle superiori in Italia di 24.846 euro ai 33.887 in Spagna, sino ai 40.142 euro in Germania.

“E’ impensabile stare in Europa e assistere ad una sperequazione di trattamento economico tra docenti di nazionalità differenti” si legge nel testo.  Tante le reazioni.

 

 

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