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Schiaffeggiata e legata. Il racconto del rapimento di Silvia Costanza Romano.

Ronald Kazungu Ngala, 19enne testimone oculare del rapimento della milanese Silvia Costanza Romano, racconta gli attimi del sequestro.

Ronald Kazunu Ngala, è uno di quei ragazzi la cui istruzione è sostenuta dalla onlus “Africa Milele” per cui Silvia Costanza Romano lavora. Quando il giovane ha udito gli spari provenienti dall’esterno, si trovava all’interno dell’ufficio dell’organizzazione. La banda ha fatto irruzione nel locale, intimandogli di dirgli dove era la “donna bianca”.

“Gli uomini armati che hanno rapito in Kenya la volontaria Silvia Costanza Romano cercavano proprio lei e l’hanno schiaffeggiata e legata, prima di portarla via”.

“Ho detto loro che se ne era andata ma non mi hanno creduto e si sono precipitati nella stanza, dove l’hanno trovata”.

Nel suo drammatico racconto, specifica di aver seguito gli uomini armati e che tra loro, quest’ultimi, si chiedevano “se fosse lei”. Una volta avuta la conferma, uno dei criminali l’ha “schiaffeggiata duramente finché Silvia è caduta”.

“Ronald, per favore, per favore! Ronald, per favore aiutami”, avrebbe detto la giovane, secondo Ngala. “Ho provato a respingere un uomo che la teneva giù per legarle le mani dietro la schiena ma qualcuno mi ha colpito in testa con un bastone e ho quasi perso i sensi. Lei mi ha detto di mettermi in salvo e sono fuggito”.

Secondo Ngala, i rapitori hanno portato Romano attraverso il fiume Galana.

La vice ministra degli Esteri Emanuela Del Re, nella conferenza “Relief in protected crises: The Syria Case” a Roma, ha così commentato la vicenda: “Il caso della cooperante italiana rapita in Kenya è una vicenda ‘gravissima’ che si sta evolvendo di minuto in minuto, per la quale la Farnesina ‘ha attivato la sua unità di crisi’, con la quale ‘segue da vicino’ il caso portando avanti il suo ‘lavoro di contatto con il governo’ e di ‘assistenza alla famiglia’ ”.

“Abbiamo avuto notizia questa mattina del rapimento di Silvia Costanza Romano in Kenya, lo dico con una certa commozione. Vorrei mandare i miei saluti alla famiglia, nella speranza che la questione si risolva rapidamente”.

Ha poi aggiunto: “Silvia Romano rappresenta il meglio della nostra società, quelle persone che decidono di passare un periodo nelle zone di conflitto per aiutare altri. In questo modo naturalmente contribuiscono al grande senso di solidarietà che io spero sempre animi il mondo, e che ci porti a quella società dell’empatia che credo possa costituire una risposta importante al male del mondo”.

Giorgia Matteucci, la Presidente della CIELS (Università privata di Milano dove Silvia Romano si è laureata lo scorso anno), ha riferito che: “Silvia è sempre stata una ragazza forte e determinata”.

“Stamattina abbiamo appreso la sconvolgente notizia sulla nostra studentessa e il nostro pensiero è andato alla sua famiglia. Io, il Direttore didattico Daniele Gallo e tutta l’università speriamo che questa tremenda situazione si risolva nel minor tempo possibile e siamo vicini alla famiglia di Silvia. Nel frattempo ci stiamo organizzando per renderci disponibili a dare tutto l’aiuto possibile”.

Secondo la stampa locale i rapitori (sarebbero otto gli uomini armati che hanno assaltato il villaggio a 80 chilometri da Malindi) avevano affittato un locale in prossimità del luogo dove viveva la ragazza tre giorni prima dell’attacco.

 

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