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Scagionata dall’accusa del duplice omicidio di Falsomiele, Adele Velardo torna in libertà

La Corte d’Assise del Tribunale di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, ha scagionato l’unica imputata del processo, nonostante fosse stato chiesto per lei l’ergastolo dalla Procura.

Il 3 Marzo 2015 a Falsomiele furono uccisi con diversi colpi di pistola, Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela; accusati sia Adele Velardo, sia suo marito Carlo Gregoli, suicidatosi poi in carcere qualche mese dopo l’arresto.

Oggi la notizia, per la Corte, Adele “non ha commesso il fatto”.

Il fascicolo della donna, conteneva un’allegata perizia richiesta dal pm Claudio Camilleri in cui si evinceva la possibile compatibilità tra le tracce di sudore trovate sui bossoli rinvenuti sull’asfalto e il DNA di Gregoli. Di differente avviso il perito della difesa, il cui dibattito si incentrava sulla critica ai metodi con cui gli investigatori fossero giunti al risultato.

Ad incastrare i due coniugi, erano state le immagini di alcune telecamere e le rivelazioni di un testimone oculare; il duplice omicidio è avvenuto in pieno giorno ed una telecamera posta davanti il cancello di una villa, avrebbe ripreso l’auto di Gregoli e Veraldo preceduta da quella di Bontà.

Pochi minuti dopo, la Toyota della coppia tornava indietro.

Venivano quindi posti in arresto la notte dopo l’omicidio, anche se sin da subito la donna aveva respinto le accuse.

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