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Ristorante fascista, vieta l’ingresso ai gay: “non vorranno farci chiudere i gay!”

Artena – Una passione ristorativa nata nel 1980 all’interno di una vecchia scuderia appartenuta in passato alla famiglia dei Nobili Napoletani  dei Principi Borghese,  e  trasformata a ristorante con menù diversificato dai cannolicchi del Balilla ai gnocchi di nonna Rachele.

Un ristorante nel quale,  la signora Adelaide non fa mancare le ideologie politiche assumendo uno spessore puramente fascista a tal punto da far cambiare il nome al ristorante in Il Federale , un vero e proprio  memoriale dedicato alla storia del ventennio fascista, all’interno del quale si rievoca la storia, le stampe e gli oggetti d’epoca.

Che dire, fin qui tutto bene, se non  fosse per la  sgradevole nota della titolare Signora  Adelaide che vieta l’accesso al suo locale ai GAY, uomini o donne.

Adelaide preferisce clienti di destra, e da una recente intervista su Radio Cusano Campus, dichiara di non accettare GAY nel suo ristorante, “verrebbero cacciati”.

“Noi stiamo qui da una cinquantina di anni. Ma che vuole la Boldrini?  Ma che vuole Fiano? Fiano d’Avellino? Non penso che vogliano farci chiudere, ma se chiudessimo sarebbero contenti. Stanno buttando l’amo, se la stanno prendendo con il bagnino di Chioggia, ma quello che ha scritto in quei cartelli è giusto. Serve rispetto, pulizia, sono le stesse cose che pretendo io nel mio locale”.

Adelaide è un fiume in piena: “Non vedo perché qualcuno ora dica che noi non possiamo stare più qui. In cinquant’anni non abbiamo mai dato fastidio a nessuno. Alla fine sarà una sfida, noi non ci pieghiamo, li sfido questi delinquenti. Dicono che quello del duce era un governo dittatoriale, ma ora siamo in dittatura. Da quanti anni non andiamo a votare? Ma questo non lo dite, i giornalisti non lo sottolineano e i giovani non fanno niente per cambiare le cose. Per il futuro dell’Italia non ci sono speranze, ogni popolo ha il governo che si merita. Queste persone ci stanno portando alla fame”.

Se nel locale di Adelaide andasse una coppia gay: “Ma che stai a scherzà? Se sono gay e non dicono niente ok, mica se entra una coppia di amici gli chiedo se vanno a letto insieme. Ma se poi si scambiano effusioni non lo accetto. Così come non accetto quando fanno il gay pride in Via della Conciliazione davanti alla mia cristianità. Ma gli ha mai detto niente a questi? Facciano quello che vogliono, ma le loro effusioni non le devono venire a fare, tanto meno nel mio locale”.

La signora Adelaide ci tiene a dire che non è razzista, ma il suo atteggiamento riferisce tutto il contrario, infatti i clienti andrebbero trattati tutti allo stesso modo, sopratutto in un ambiente pubblico, autorizzato ad attività di pubblico esercizio.

Adelaide non sembra pensarla così, ed allora il cliente di sinistra verrebbe considerato di serie Z?

E il cliente GAY, dichiarato o non dichiarato, finirebbe  nel pentolone?

Discriminazioni sociali intollerabili in un luogo pubblico, si narra che nel nucleo nobiliare dei Principi Borghese, il principe di Sulmona Marc’Antonio Borghese fosse simpatizzante all’altro sesso: per par condicio la signora Adelaide dovrebbe chiudere il locale, ed aprirlo altrove, al passo con le proprie ideologie.

 

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