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Riparte l’assedio No Tav. Salvini: accelerare i lavori

 

I No Tav riprendono l’assedio al cantiere. Dopo la dimostrazione di due sere fa nella zona di Chiomonte, la scorsa notte hanno concesso il bis sul versante opposto del perimetro, tra boschi, sentieri e dirupi. Duecento attivisti, quasi tutti giovani frequentatori del vicino ‘campeggio’ di Venaus giunti da tutta Italia, sono partiti in corteo dall’abitato di Giaglione e, una volta davanti alla robusta cancellata metallica innalzata dalla polizia per sbarrare loro la strada, hanno dato il via alle danze. Un falò con fiamme alte quattro metri, qualche tentativo di sfondare o danneggiare la grata alternando attrezzi da carpenteria con un tronco d’albero utilizzato a mo’ di ariete; infine, mentre il grosso del corteo faceva dietrofront, il lancio di petardi, bombe carta e razzi di segnalazione nautica al di là dell’ostacolo presidiato dalle forze dell’ordine. La questura sta preparando una ventina di denunce, che andranno ad aggiungersi alla cinquantina di venerdì sera. Ne seguiranno altre quando la Digos avrà identificato gli autori del tiro al bersaglio. “Chi attacca la polizia e il cantiere della Tav in Valsusa – dice Matteo Salvini – attacca tutta l’Italia: le divise sono il simbolo di chi difende la sicurezza dei cittadini perbene, l’alta Velocità è l’emblema di un paese che vuole andare avanti e non indietro. Nessuna tolleranza per i criminali. Mi aspetto condanne inequivocabili da tutti gli schieramenti politici. Basta ambiguità: ora controlli a tappeto, arresti e accelerazione dei lavori”. Dal Pd rispondono che il ministro dell’Interno è lui: “E’ totalmente incapace di far rispettare l’ordine pubblico”, attaccano i parlamentari Davide Gariglio e Silvia Fregolent. Dal centrodestra, invece, sia Forza Italia che Fdi accusano più o meno direttamente M5S di avere sulla Torino-Lione un atteggiamento “ambiguo” che non aiuta a stemperare le tensioni: Augusta Montaruli, di Fratelli d’Italia, vorrebbe che il ministro Toninelli “riferisse in aula”. Il Movimento 5 Stelle interviene in serata con un tweet del capogruppo Francesco D’Uva che, come viene sottolineato, esprime la posizione ufficiale del gruppo: “Da sempre condanniamo ogni forma di violenza e continueremo a farlo. Ognuno e’ libero di esprimere la propria idea ma senza usare violenza. Serve sempre massimo rispetto per le forze dell’ordine”. In Valle di Susa la sensazione che si stia giocando una specie di partita decisiva è palpabile. Il 26 luglio scade il termine entro il quale Roma deve chiarire con l’Unione Europea la propria posizione sul Tav. E le recenti dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio (“fermarlo adesso costa il triplo delle energie”) non sono state esattamente rassicuranti per gli oppositori del supertreno. I No Tav, comunque, non si sono mai fatti troppe illusioni su eventuali sponde politiche. “Non ci sono governi amici” è il mantra che il leader storico del movimento, Alberto Perino, ripete da sempre. “Anche questa notte – è il testo apparso su internet a firma No Tav – un grande falò ha indicato il cammino e dei fuochi sono caduti sul cantiere. Non molleremo mai”. La campagna estiva degli attivisti non dovrebbe raccogliere lo stesso numero di partecipanti degli anni scorsi, ma non per questo la Questura intende abbassare la guardia. La ‘zona rossa’ intorno al cantiere è stata estesa fino a inglobare, sulla carta, molte delle case di Chiomonte e Giaglione. E i dispositivi di sicurezza sono stati rafforzati: cancellate metalliche piazzate sui sentieri, grandi torri-faro per illuminare a giorno i luoghi delle manifestazioni, minitelecamere di sorveglianza nascoste tra la vegetazione.

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