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Referendum Atac: il fronte del no

Mentre i Radicali si battono contro l’ostruzionismo del sindaco di Roma, esiste anche un altro fronte del referendum: quello per il no.

Da una parte i Radicali che lottano per la liberalizzazione del trasporto pubblico, dall’altra chi si oppone. Si tratta del fronte del no al referendum dell’11 novembre.

Ma chi ne fa parte? E soprattutto, cosa viene proposto? Abbiamo Enrico Vivona, uno dei primi firmatari del comitato “Mejo di No” che spiega: “Il problema è infrastrutturale non va risolto con una variazione di assetti proprietari. Nessun privato può realizzare linee su ferro e corsie preferenziali. Invece noi dovremmo sviluppare l’intermodalità”.

Eugenio Stanziale, segretario Filt Cgil Roma e Lazio: “Non boicotteremo il referendum. Ogni esercizio democratico va rispettato, perché la nostra democrazia è già così fragile. Ma voteremo no perché non è vero che privato è meglio di pubblico. Roma Tpl insegna. Si passerebbe da un monopolio pubblico, che è naturale, ad uno privato, che coltiverebbe soltanto le tratte redditttive e condannerebbe le altre ad un servizio di bassa qualità. L’Atac è un bene comune. Per il trasporto pubblico ci sono risorse pubbliche. È chiaro che di questa Atac noi non ci accontentiamo. Il managment deve essere fortemente svincolato dalla politica. Atac deve dare risposte ai cittadini, no a chi li nomina”.

Stefano Fassina, consigliere Sinistra per Roma e deputato LeU, chiede maggiore informazione: ” L’informazione è scarsa e ne risente soprattutto la possibilità di spiegare le conseguenze reali delle eventuale attuazione del quesito referendario. I grandi mezzi di comunicazione fanno campagna per il Si, mentre per il No non vi sono spazi per smontare le favole raccontate dal partito radicale e dalla maggioranza del Pd a seguito”.

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