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Prosecco: via il nome dalla etichette

Nome sì o nome no? Non tutti sono d’accordo.

Alcuni produttori di collina, guidati da Col Vetoraz, cantina guidata da Loris Dall’Acqua, il Gran Maestro della Confraternita di Valdobbiadene, hanno una proposta.

Ovvero abolire la parola Prosecco sulle etichette della Docg per distinguersi dalla massa. L’altra faccia della medaglia è il Consorzio della stessa Docg, guidato da Innocente Nardi, sostenuto da Luca Zaia, che non la vedono proprio allo stesso modo.

La questione è stata posta così. Visto che adesso il Prosecco è diventato mainstream, come possono differenziarsi le cantine che producono nella zona storica da quelle con le uve Doc? La proposta è stata quella di mettere la lettera V in rilievo.

Adesso l’associazione ha inviato 2.640 questionari ai produttori Docg per prendere una decisione. Il Gran Maestro, Dall’Acqua: “Al momento ci hanno risposto in 400, in molti sostengono la nostra battaglia”. In contemporanea, con una nota stampa, Col Vetoraz ha spiegato perché, sin dalla vendemmia del 2017, ha tolto la parola Prosecco dalle sue etichette, sostituendola con Valdobbiadene Docg: “Difendiamo la nostra identità territoriale”.

Da sottolineare che il disciplinare del Consorzio già oggi permette al singolo produttore di non usare la parola Prosecco. Stando a un’inchiesta del Cirve (Centro ricerca viticoltura ed enologia di Conegliano), l’8% dei 90 milioni di bottiglie della Docg adotta questa soluzione.

Nel dibattito è intervenuto Luca Zaia dicendo: “Togliere la parola Prosecco dalle etichette è una partita che riguarda i produttori. Personalmente penso che togliere repentinamente il nome dalle etichette farà spostare gli acquirenti, soprattutto all’estero, su quelle che il nome ce l’hanno. Tuttavia, è inaccettabile sentir dire che il decreto del 2009, che io feci da ministro, sia stato fatto per fini politici. Non è così, è un decreto condiviso con il territorio”.

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