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Primarie Pd: candidati, mozioni a confronto e curiosità

Zingaretti è avanti in tutti i sondaggi, si teme il flop di affluenza. I candidati auspicano il voto di un milione di persone

Domani, domenica 3 marzo, è il giorno della verità per il Partito Democratico, i suoi elettori, e conseguentemente per la determinazione della consistenza politica dell’opposizione a questo governo gialloverde, che sta mostrando nuovi segni di cedimento, soprattutto nell’ala dei Cinque Stelle. Domani, infatti, dalle 8 alle 20, si voterà per scegliere il nuovo segretario del Pd, orfano di Renzi, dopo la batosta della scorsa tornata elettorale che ha consegnato l’Italia all’insolita “alleanza” Salvini – Di Maio.

Tre i candidati in corsa: Roberto Giachetti, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti. Oltre al candidato segretario si votano anche i componenti della nuova assemblea del partito. Non sarà sufficiente trionfare ottenendo più voti dei propri rivali per diventare segretario del Pd: lo statuto del partito prevede un quorum. Il neo segretario dovrà raccogliere il 50% più uno dei consensi per poter guidare il partito. Se nessuno supera la soglia del 50%, sarà l’assemblea già convocata per il 17 marzo a scegliere il nuovo segretario tra i tre che hanno partecipato alle primarie.

In occasione dell’unico confronto tv, su Sky Tg24, i tre candidati hanno auspicato un’affluenza forte, superiore al milione di persone, che permetterebbe al futuro leader la “legittimazione” necessaria per impostare un programma di rilancio del partito affinché torni ad essere competitivo con le altre realtà politiche nostrane, anche in vista delle elezioni europee di maggio. I risultati confortanti delle elezioni regionali in Sardegna e Abruzzo fanno ben sperare, se visti in combinato disposto con le continue frizioni governative tra Lega e Cinquestelle.

Istruzioni per votare

Sul sito del Partito democratico è stato pubblicato un vademecum per affrontare il voto in maniera consapevole. Per votare è necessario presentarsi ai seggi con la tessera elettorale, un documento e versando un contributo di due euro. Sono le regole per votare alle primarie del Pd che si terranno domenica per scegliere il nuovo segretario del partito. Si potrà votare anche in una città diversa da quella di residenza, previa registrazione online: gli elettori fuorisede, i giovani fra i 16 e i 18 anni, i cittadini italiani residenti all’estero o temporaneamente all’estero che si siano precedentemente registrati online, devono presentarsi con un documento di riconoscimento e un contributo minimo di due euro. I cittadini comunitari non italiani ed extracomunitari, devono portare un documento di riconoscimento o il permesso di soggiorno o la ricevuta di richiesta di rinnovo e minimo due euro.

Dove si vota

Per identificare il proprio seggio è sufficiente consultare il sito www.pdprimarie2019.it è servirsi della funzione “Trova il tuo seggio”. Inserendo il proprio Comune e indirizzo di residenza si riuscirà a conoscere l’esatta ubicazione del seggio delle primarie in cui recarsi per votare. Nel caso in cui nel Comune dovessero essere costituiti due o più seggi elettorali, basterà inserire il numero della propria sezione elettorale “istituzionale” (riportato sulla tessera elettorale personale) per sapere in quale seggio delle primarie recarsi.

Funzionamento della macchina elettorale

Come anticipatamente scritto, in questa occasione non si eleggerà solo la nuova guida del partito ma anche i i mille delegati dell’Assemblea nazionale, nei 170 collegi in cui è divisa l’Italia. A ciascun candidato è collegato quindi in ogni collegio un listino bloccato di candidati all’Assemblea.

I tre candidati che correranno domani sono stati selezionati in una prima fase riservata ai soli iscritti Pd. Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti, che hanno ottenuto rispettivamente il 47,95%, il 36,53% e l’11,23% sui 189.023 tesserati che hanno votato (il 50,43% dei 374.786 iscritti), hanno avuto la meglio sugli altri tre candidati Francesco Boccia, Maria Saladino e Dario Corallo.

I candidati

Nel corso di questa campagna elettorale interna i tre rivali si sono confrontati in stile british, senza colpi bassi o attacchi personali. Modus operandi purtroppo sconosciuto a tutte le recenti compagini politiche.

Roberto Giachetti, romano, 57 anni. Con un passato nei Radicali, è uno dei pochi esponenti del Pd che non viene dal Pci o dal Ppi. Negli Anni Novanta collabora con Francesco Rutelli nell’amministrazione del Comune di Roma, divenendo suo Capo di Gabinetto e gestendo il Grande Giubileo del 2001. È tra i fondatori della Margherita nel 2001, quando entra in Parlamento, venendo sempre rieletto. Dal 2013 al 2018 è stato vice presidente della Camera. Nel 2007 contribuisce a fondare il Pd di Walter Veltroni, sposando l’impostazione del partito a “vocazione maggioritaria”, che difende anche oggi. Celebri i suoi scioperi della fame (di 123 giorni e di 69) a sostegno di sistemi elettorali maggioritari. Nel 2016 è stato il candidato del Pd alle Comunali di Roma, uscendo però sconfitto dal ballottaggio da Virginia Raggi, candidata del Movimento Cinque Stelle.

Maurizio Martina,  41enne originario di Bergamo. Ha iniziato l’attività politica da adolescente nel Movimento degli studenti e nella Sinistra giovanile, divenendone segretario regionale nel 2002, dopo che due anni prima era stato eletto nel Consiglio comunale di Mornico al Serio. Nel 2006 è segretario regionale dei Ds e l’anno dopo è il primo segretario regionale del Pd. Nel 2010 viene eletto nel Consiglio Regionale della Lombardia, e nel 2013 viene rieletto. Dopo poche settimane Martina diventa sottosegretario all’Agricoltura del governo Letta, e con il Governo Renzi, assume la guida del dicastero, da dove gestirà l’Expo Milano 2015. Dopo la rielezione di Renzi alla guida del Pd nel 2017, ne è stato il vicesegretario. In seguito alla sconfitta elettorale del 2018, è diventato stato per alcuni mesi segretario ad interim.

Nicola Zingaretti, romano, 53 anni, è il primo presidente della Regione Lazio ad essere rieletto. Fratello dell’attore Luca, Zingaretti ha iniziato l’impegno politico nei movimenti per la pace, entrando anche nella Fgci. Nel 1991 fu eletto primo segretario della Sinistra Giovanile. L’anno successivo è entrato nel Consiglio comunale di Roma. Nel 2004 Zingaretti si candida e viene eletto al Parlamento europeo, dove resterà fino al 2008. Quell’anno viene eletto Presidente della Provincia di Roma. Nel 2013 viunce l’elezione a governatore della Regione Lazio, ruolo in cui è stato riconfermato un anno fa.

Le mozioni a confronto

A seguito del dibattito in tv, in molti hanno accusati i tre candidati di utilizzare argomenti troppo simili. Per questa ragione abbiamo analizzato alcune parole e tematiche ricorrenti nelle mozioni di Giachetti, Martina e Zingaretti e le abbiamo messe a confronto.

“Partito democratico”. Secondo Roberto Giachetti “lo statuto va rilanciato, aggiornato e soprattutto pienamente realizzato; struttura davvero federale; referendum consultivi; strumenti di accountability per verificare cosa produce e come incide la nostra presenza in un territorio; prevedere la completa digitalizzazione del tesseramento, traguardo da perseguire anche per garantirne la trasparenza e la verifica, la creazione di una piattaforma online, anche su app, la possibilità di creare circoli online, lo spostamento di parte delle risorse destinate alla comunicazione del Partito sulla rete”. Per Maurizio Martina invece “il Pd che c’è non basta, ma chi si illude di costruirla dal nulla, distruggendo le tante energie e la voglia di fare politica che esistono nel Pd, sta facendo un danno non solo al nostro partito ma a tutto il Paese. Noi vogliamo cambiare il partito per andare oltre. Anche per questo il nuovo segretario, subito dopo il congresso, avrà mandato per promuovere un governo ombra aperto alla societa’ e ai soggetti disponibili a costruire un’alternativa autorevole e visibile al governo 5 Stelle-Lega. Partire dal Partito democratico per arrivare ai democratici”. Nicola Zingaretti infine crede che sia necessario superare l’identificazione tra segretario nazionale del Partito e candidato presidente del Consiglio e che “una grande conferenza nazionale sulla forma partito può essere il luogo dove discutere e condividere la revisione dello Statuto nazionale e del Codice etico del Pd ma soprattutto lanciare la sfida di una vera e propria ‘fase costituente’ per la riforma del Pd”.

“Immigrazione”. Per Roberto Giachetti la priorità è “dare modo ai bambini che concludono un ciclo di studi in Italia di diventare italiani. Lo Ius Culturae è un elemento di civiltà, non più rinviabile”. Maurizio Martina è sicuro: “Cancellare la legge Bossi-Fini e il decreto Salvini, per scrivere un nuovo testo unico sull’immigrazione, gestendo le migrazioni anche per ragioni economiche governando la transizione verso un sistema nazionale di accoglienza integrata per l’autonomia”. Nicola Zingaretti propone di “rafforzare la cooperazione internazionale in materia di governo dei flussi, di aderire al Global Compact for Migration, nuovo patto europeo per riconoscere che chi accede in Italia per chiedere asilo e protezione entra in Europa, di abolire il reato di immigrazione clandestina, e di creare dei canali di ingresso legali, in base al Piano Nazionale per la Coesione e l’integrazione.

“Populismo e populisti”. Roberto Giachetti è netto: “Mai con i populisti, senza se e senza ma. La funzione del Pd non può e non deve essere quella di chi tenta di ‘addomesticare’ il populismo, alleandosi con tutto o parte di questo schieramento, ma quella di costruire una credibile alternativa di governo”. Maurizio Martina è sulla stessa linea: “Non è inseguendo nessuna delle forze nazional-populiste al governo dell’Italia che torneremo a convincere gli elettori che le hanno votate. Sono politiche di destra o in ogni caso illiberali e il Pd è radicalmente alternativo a tutto questo. Cinque Stelle e Lega sono due destre diverse ma convergenti, qualsiasi alleanza con loro sarebbe pericolosa e contra natura. Per il Pd non esistono alleanze che lo coinvolgono in questa legislatura, se cade il governo si deve andare al voto”. Anche Nicola Zingaretti dice “No alle alleanze e sì al dialogo con l’elettorato deluso. Non si tratta di mettere in campo una manovra politica di vertice con il Movimento 5 stelle. Non si tratta di perseguire alleanze impossibili. Ha votato 5 Stelle una parte considerevole del nostro elettorato deluso e occorre ristabilire un dialogo rivolto all’elettorato per spingerlo verso un orientamento democratico e costruttivo”.

“Unione europea”Roberto Giachetti chiede “l’elezione diretta del Presidente della Commissione Europe, primarie transnazionali per l’individuazione dei candidati delle singole famiglie politiche, la definizione di un ruolo più chiaro dei partiti europei, oggi troppo spesso semplici contenitori di posizione contraddittorie, Erasmus+ e Servizio Civile Europeo universale”. Secondo Maurizio Martina, “serve un Presidente eletto dai cittadini europei, un Parlamento che legifera, strumenti di partecipazione permanenti, un budget a gestione politica che completi l’unione monetaria con un’unione fiscale per gestire la domanda aggregata, a partire anche dall’attuazione del Piano Prodi per un New Deal di investimenti in infrastrutture sociali nel campo della salute, istruzione ed edilizia”. Nicola Zingaretti invece vede come prioritarie. “istituzioni più semplici e un riequilibrio di potere che ridimensioni l’assetto intergovernativo a favore della rappresentanza democratica e di un governo politico”. “Il Parlamento deve essere il cuore decisionale in rapporto con la Commissione, il cui Presidente deve essere eletto direttamente dal popolo. Occorre, inoltre, animare il dibattito politico europeo con partiti, associazioni, sindacati a dimensione transnazionale. Che possano essere interlocutori credibili e sufficientemente forti per confrontarsi con le istituzioni dell’Unione. Essi si svilupperanno tanto più se i referendum di tutti i cittadini europei su questioni essenziali saranno meglio regolamentati e svolti frequentemente”.

Sondaggi

I sondaggi sulle primarie sono sempre di difficile lettura e equivoca interpretazione, non essendo molto affidabili, considerate le difficoltà di contattare un numero congruo di elettori che siano intenzionati a partecipare alla tornata elettorale. Dai sondaggi degli istituti presi in considerazione – EMG, Piepoli, Demopolis e Noto – emerge una concordanza su chi tra i candidati risulterà vincitore: Nicola Ziungaretti avrebbe la meglio, con ampio margine, su Martina e Giachetti, rispettivamente secondo e terzo.

Secondo l’Istituto Piepoli infatti Nicola Zingaretti vincerà le primarie del Partito Democratico con il 51% dei voti. Maurizio Martina arriverà in seconda posizione con il 40% dei consensi. Molto lontano Roberto Giachetti, fermo al 9%. Stando al sondaggio EMG Acqua, Nicola Zingaretti è in testa alle preferenze degli intenzionati a partecipare alle primarie Pd con il 58%. Al secondo posto Maurizio Martina con il 32%, in terza posizione Roberto Giachetti con il 10%. Per l’Istituto Noto, trionferà Zingaretti con il 55% delle preferenze, secondo Martina con il 27% e ultimo Giachetti con il 18%. Infine Demopolis ha rilevato che Nicola Zingaretti la spunterebbe con il 54% con ampio margine sui suoi rivali Martina, dato al 33% e Giachetti (13%). Per quanto riguarda l’affluenza tutti concordano sul fatto che si attesterà tra gli 800mila e il milione e trecentomila.

La sfida sui social network

Prendendo in esame i profili social dei tre candidati emerge una sostanziale differenza in termini di follower, like e interazioni:

Roberto Giachetti: 77.505 like su Facebook,, 170 mila follower su Twitter e 12,6 mila  follower su Instagram.

Maurizio Martina 91.964 like su Facebook, 228 mila follower su Twitter e 18,5 mila follower su Instagram.

Nicola Zingaretti 244.512 like su Facebook, 396 mila follower su Twitter e 33,8 mila follower su Instagram.

E proprio sui social network che sono piovute le ultime accuse e si sono accese le ultime polemiche prima del voto. La mozione che fa riferimento a Roberto Giachetti su Twitter accusa il governatore del Lazio: “Ohi Zingaretti! Sarà che non vuoi fare l’accordo coi 5 stelle, ma non è che intanto hai assoldato la Casaleggio Associati per i tweet? Tutti identici. Non so se ridere o piangere”, scrive Anna Ascani, candidata alla segreteria Pd in ticket con Roberto Giachetti, postando su Twitter “una foto di alcuni degli account fake a sostegno di Zingaretti”. Nello screenshot pubblicato da Ascani si vede una serie di follower commentare il confronto televisivo a tre con la stessa frase: “Giachetti mi sembra molto arrogante, di Martina non capisco la linea politica. Per un nuovo orizzonte progressista, domani ai gazebo voto Zingaretti”. Accusa ribadita anche dal deputato Luciano Nobili, organizzatore della mozione: “Un consiglio allo staff di Nicola Zingaretti: usate pure i troll come il M5s ma almeno cambiate le frasi da far twittare ai fake, sennò si vede troppo che sono finti. Con noi solo persone vere, che vogliono andare Sempre Avanti e lasciarsi alle spalle queste meschinita’”. Nella guerra dei trending topic su Twitter #votozingaretti e#martinasegretario sono i più diffusi.

Dalle 20 di domani si avrà contezza della forza e della voglia di riscatto della sinistra italiana, troppo spesso smarrita tra personalismi, diatribe interne, autocompiacimento e elezioni “non perse”. Una chance da non sprecare per issare l’ultimo baluardo contro il populismo dilagante in Italia e in Europa.

 

A cura di Giovanni Cioffi

 

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