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Potenza, una cuoca potentina si ammala di cancro e la ditta per la quale lavora la licenzia.

Reintegrata sul lavoro dal giudice ma la ditta la ignora

POTENZA – Avrebbe dovuto riprendere a lavorare lo scorso primo ottobre. E avrebbe dovuto ricevere circa 3.500 euro di arretrato. Ovviamente tutto stabilito da un giudice del lavoro. Ma non è accaduto nulla di tutto ciò. Per D.L., una 53enne di Potenza malata di cancro, continua una odissea che vede incrociarsi i suoi problemi di salute, la burocrazia e l’insensibilità della gente. In seguito alla sua malattia, D.L. è stata licenziata dalla ditta Slem di Piano di Sorrento, giustappunto subito dopo aver cominciato un percorso di radioterapia al Crob di Rionero in Vulture. La Slem era subentrata ad una azienda Brindisina, la “Nuovi Orizzonti sociali”, fallita da oltre quattro anni e con diversi stipendi arretrati mai versati. Creditori i dieci dipendenti che lavoravano presso le tre carceri lucane di Potenza, Matera e Melfi. L’incarico di D. L., in servizio da circa 22 anni, era quello di responsabile della cucina nella mensa-agenti del carcere di Potenza.

La donna fu licenziata dalla Slem di Piano di Sorrento, poichè avrebbe superato il “periodo di comporto”, ovvero quel lasso di tempo in cui la legge consente di assentarsi dal lavoro mantenendo il posto. In linea di massima il periodo di assenza non può superare i sei mesi. Ma per chi è malato di cancro e si trova alle prese con il ciclo di radioterapia, sei mesi sono decisamente pochi per completare il percorso di guarigione. Sulla base di questa considerazione è stato intrapreso il ricorso contro il licenziamento, accolto dal giudice Rosalba De Bonis lo scorso 23 maggio nel corso di un’udienza di conciliazione al tribunale di Potenza.

In base a quanto deciso dal giudice la donna andava reintegrata. Fino a quel momento nè l’Ispettorato del lavoro nè i sindacati, ai quali la donna si era rivolta, avevano cercato di difendere i diritti di D.L. Solo “spallucce” e silenzi. L’unica organizzazione sindacale che decise di schierarsi dalla sua parte fu l’Usb sottolineando fortemente la solidarietà nei confronti della lavoratrice. Oggi la donna, fortunatamente guarita, è ancora in attesa che la sentenza del giudice Rosalba De Bonis trovi applicazione. La ditta la ignora. Al momento nessun reintegro e nessun arretrato.

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