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Possibili scenari in Venezuela

La creazione di un governo parallelo in Venezuela può portare a diversi scenari, uno meno auspicabile dell’altro.

In seguito alla crisi venezuelana, arrivata al suo apice negli scorsi giorni, secondo Juan Toro ci sono tre possibili scenari che possono verificarsi. Prima però di analizzare questi tre scenari, è però fondamentale capire cosa è accaduto in Venezuela nell’ultimo periodo.

Cosa è successo in Venezuela

Juan Guaidò, presidente dell’Assemblea Nazionale, si è autoproclamato presidente ad interim del Venezuela. Questo è stato possibile grazie agli articoli 223 e 233 della costituzione. Il problema è che ciò non solo ha esacerbato i tumulti nel paese, ma è anche stato contestato da Nicolas Maduro, il presidente che in teoria sarebbe in carica. Nel frattempo, gli Stati Uniti, Gruppo di Lima e alcuni paesi dell’Unione Europea, come la Francia, hanno riconosciuto la legittimità del nuovo governo. Per questo motivo, alcuni parlano del governo di Guaidò come una dittatura degli Stati Uniti. Maduro ritiene infatti che stiano portando avanti la stessa politica che adottarono in seguito alle elezioni di Salvadòr Allende nel 1973. In quell’occasione, gli Stati Uniti favorirono un colpo di stato, in seguito al quale si stabilì il regime militare di Pinochet. Il piano di autoproclamazione è stato ideato dai quattro leader dell’opposizione che sono attualmente in esilio. La decisione è stata presa molto velocemente, anche se il consenso non era molto. I capi dell’opposizione ritenevano infatti che fosse importante agire velocemente. Grazie alla popolarità di cui gode, Guaidò ha de facto creato un governo parallelo. Adesso però il futuro è molto incerto. Non si sa né per quanto tempo questa situazione andrà avanti, né per quanto tempo Maduro avrà intenzione di resistere.

La questione del petrolio

In Venezuela viene prodotto un tipo di petrolio molto particolare il così detto petroleo extra pesado (petrolio extrapesante). Si tratta di una varietà di idrocarburo fossile molto difficile e costosa da estrarre e, soprattutto, da lavorare per poi ottenere combustibile. A livello chimico somiglia molto di più alle oil sands canadesi che alle shale rocks statunitensi. Il punto fondamentale è che il petrolio extrapesante è caratterizzato da catene di idrocarburi lunghe. Dunque impiegano molto più tempo a bruciare, rispetto ad altri tipi di greggio. Per questo motivo, deve essere lavorato molto a lungo con macchinari specifici per essere poi utilizzato come combustibile in modo efficace. L’unico paese che ha i macchinari adatti per questa operazione sono gli Stati Uniti. Nonostante la crisi, continuano ad importare il petrolio dal Venezuela per poi raffinarlo e rivenderlo.

L’opinione di Maduro

Nel frattempo, il presidente venezuelano Nicolas Maduro dichiara all’Ansa che: “Il Venezuela trionferà contro l’aggressione criminale dell’impero statunitense”. Non solo, egli ha anche sfidato verbalmente Donald Trump, dicendogli che: “Non ci arrenderemo davanti all’imperialismo e andremo avanti nel nostro sentiero di dignità, di ribellione, di rispetto”. Maduro ha inoltre ribadito come sia inutile l’assistenza umanitaria inviata al suo paese dall’estero, dal momento che il Venezuela è perfettamente in grado di portare avanti “un grande salto produttivo”, e comunque “non è un popolo di schiavi o di mendicanti” e “i presunti aiuti” sono solo un espediente per giustificare un intervento militare. Infine, ha parlato del presidente parallelo, Juan Guaidò: “Hanno messo lì un fantoccio per fare il lavoro del cavallo di Troia, ma non è andata come pensavano: il Venezuela è in pace”. In un’altra intervista, rilasciata a Euronews, ha definito l’Europa come: “Piegata in modo acritico alla politica sbagliata di Donald Trump. È Trump che ha istigato la Nato, i governi europei, l’Unione europea. Semplicemente le ha torto un braccio e l’ha costretta a una posizione che danneggia il Venezuela”.

Donald Trump

Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti non gliele manda a dire. Ricorda che l’ipotesi militare non è del tutto esclusa e che: “Ho sempre un piano B, C, D, E ed F… Probabilmente ho una flessibilità superiore a quella di molti tra quelli che hanno ricoperto questo incarico. Vedremo, ma ci sono molti piani”. Per quanto riguarda invece la legittimità di Guaidò: “È l’uomo che moltissime persone considerano il vero presidente del Venezuela, è molto coraggioso”. Non è quindi possibile fare ipotesi concrete su ciò che avverrà tra gli Stati Uniti e Venezuela è molto incerto.

L’ipotesi di Thierry Meyssan

Date le circostanze che si sono venute a creare, non è quindi possibile fare ipotesi concrete su ciò che avverrà tra gli Stati Uniti e Venezuela. Si tratta di un futuro molto incerto. Tuttavia, il giornalista francese Thierry Meyssan ipotizza che “gli Stati Uniti prendano il controllo delle risorse naturali della metà del mondo, non per farne un utilizzo diretto, ma per decidere chi potrà accedervi. Per ottenere questo risultato, gli Stati Uniti dovranno eliminare da queste regioni qualunque potere non sia il loro, ossia distruggervi ogni struttura statale.” Questa strategia, secondo Meyssan, potrebbe essere legata al sanguinoso genocidio avvenuto in Ruanda e ai tumulti degli ultimi anni in Medio Oriente. Ovviamente non ci sono prove concrete che colleghino tutti questi eventi. Le poche che ci sono sembrano comunque avere una certa allure filo complottista.

Possibili scenari

Secondo il giornalista Juan Toro, ci sono tre possibili scenari. Il primo prevede il ritorno a nuove elezioni. In questo caso i due presidenti paralleli sarebbero d’accordo, ma a condizione che siano trasparenti. Maduro proseguirà in questa direzione solo se “si mantengano le istituzioni elettorali”. Questo potrebbe spingere la situazione attuale verso dei negoziati elettorali. Nel caos in cui non si arrivasse a duna soluzione elettorale, si giungerebbe al secondo scenario. In questo caso, si parlerebbe di isolamento internazionale con embarghi. Nonostante gli embarghi, Maduro potrebbe contare sugli aiuti della Russia. Tuttavia, dipende tutto da come evolveranno le relazioni tra Trump e Putin. Egli infatti non vuole sacrificare il rapporto con Trump, a meno che i suoi obiettivi non vengano intaccati in modo serio. L’ultimo scenario, quello a cui nessuno dei due presidenti vuole arrivare, è lo scontro militare. Il costo di questo scenario, in termini umani, sarebbe devastante. In teoria Guaidò potrebbe confidare sui dirigenti di medio livello, mentre Maduro avrebbe dalla sua parte gli alti comandi. Nel frattempo, l’Unione Europea vuole nuove elezioni. Il Nicaragua sarebbe per lo scontro armato, mentre El Salvador per le elezioni. In ogni caso, né all’interno, né all’esterno si vorrebbe arrivare a questa soluzione.

 

A cura di B.P.

 

 

 

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