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Ponte Morandi: un anno fa la tragedia

Dopo un anno la pila n.9, a simboleggiare la rinascita

Era il 14 agosto 2018 e a Genova pioveva. “Allerta meteo arancione” riportavano i bollettini. Erano le 11.36’34” del mattino: un fulmine taglia per un attimo in due l’aria. Nello stesso istante crolla il viadotto sulla A10: il Ponte Morandi.

Quarantatré è il numero delle vite che, in quei secondi, si spezzano. La più giovane è quella di Samuele, soli 8 anni. I feriti sono sedici, ma il crollo ha colpito tutti gli abitanti del capoluogo ligure.

Il governatore Giovanni Toti arriva sul posto a bordo un’auto della protezione civile e ricorda benissimo quel momento: “Mi sono passate davanti agli occhi le immagini della distruzione di Pristina, di Mitrovica, l’orrore della guerra in Iraq che ho vissuto come giornalista. Ricordo l’odore delle macerie, del fumo. Ci siamo guardati col sindaco e abbiamo capito che oltre al dolore dovevamo reagire. Subito”.

Parte del ponte resta in piedi, ma ormai ci si è resi conto dell’assenza di sicurezza. Si decide di abbatterlo. Scelti i demolitori (Omini, Fagioli e Ipe) e i ricostruttori (Fincantieri e SaliniImpregilo) s’inizia a lavorare. Il primo passo comporta 3.600 sfollati, per sei secondi di esplosione che fa sbriciolare anche ciò che del ponte rimaneva.

A pochi giorni dall’anniversario di questo triste episodio si vede nascere dal terreno la pila n.9, simbolo della rinascita. Presto si alzeranno altri due piloni. Intanto Bucci annuncia che il nuovo ponte dovrà esser pronto per il 2020.

Intanto i magistrati si continua ad indagare: 71 indagati, tra cui i vertici di Aspi, accusati a diverso titolo di crollo colposo, attentato sicurezza trasporti, falso, omicidio colposo e omicidio stradale colposo plurimo, lesioni colpose e lesioni stradali colpose.

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