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Ponte Morandi, analisi sui monconi in arrivo da Zurigo

Domani dovrebbe essere il giorno di uno dei passaggi cruciali per l’intera inchiesta su ponte Morandi. Gli esperti dei laboratori Empa di Dubendorf (nei pressi di Zurigo) hanno assicurato la consegna dei risultati delle analisi compiute sui materiali (cemento e acciaio) degli spezzoni del viadotto crollato. Dati interessanti, sopratutto destinati a “ congelare” una parte di accertamenti: se è vero o no che i tiranti della pila 9 erano in pessime condizioni di corrosione, di “ammaloramento”, come scriveva (e ammetteva) già nell’ 81 ( appena 14 anni dopo l’inaugurazione) lo stesso ingegnere Riccardo Morandi, il progettista del ponte strallato che con quella struttura esile voleva stupire il mondo. I pm Massimo Terrile e Walter Cotugno hanno convocato Vittorio Giorgio Armani, l’ex amministratore delegato di Anas fatto fuori recentemente dal ministro Danilo Toninelli per divergenze sulla mancata integrazione di Anas in Fs. Secondo quanto trapela da Palazzo di Giustizia, i pm hanno molte cose da chiedere ad Armani: prima fra tutte, il trasferimento della concessione della rete autostradale ad Autostrade per l’Italia e con essa la vigilanza, dal soggetto pubblico ( Anas) affidata a quello privato (Aspi).
La prossima settimana toccherà agli ex ministri Graziano Del Rio ( il 19) e Antonio Di Pietro ( il 20). Quest’ultimo gestì proprio il trasferimento della concessione; durante il dicastero Del Rio invece il progetto di retrofitting ( dirinforzo) della pila 9 è stato elaborato da Autostrade, poi sottoposto al vaglio e all’approvazione della direzione generale del Mit; infine (il 21 giugno scorso) trasformato in decreto e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. I lavori sarebbero dovuti iniziare in autunno: troppo tardi, il viadotto è crollato il 14 agosto, facendo 43 vittime.
Procura e difensori dei 21 indagati (più le due società, Aspi e Spea, quest’ultima delegata al monitoraggio della rete autostradale) e delle parti offese ( famiglie dei morti e abitanti rimasti senza casa) attendono il 17 dicembre: giorno in cui è stata fissata la prima udienza dell’incidente probatorio, il momento in cui si cristallizzano gli elementi di prova dell’inchiesta raccolti dagli investigatori del Primo Gruppo della Guardia di Finanza. Anche se il giudice per le indagini preliminari, Angela Nutini, ha fatto sapere che sicuramente quel giorno i suoi tre consulenti non saranno pronti per depositare le relazioni peritali: “Dopo che arriveranno i risultati degli esami dalla Svizzera, dovranno avere il tempo di leggerli, metterli insieme con quanto hanno rilevato in loco, poi tutto questo materiale dovrà essere messo a disposizione dei consulenti di parte e dei difensori. Ci sono dei tempi tecnici da rispettare e tutto ciò non potrà avvenire entro il 31 dicembre” .

La seduta del 17, dunque, servirà a fissare altre date e per la demolizione di ciò che rimane del ponte, se ne parlerà dopo il primo gennaio. D’altra parte, il gip ha ribadito che “ il Comune se vuole, può iniziare a demolire, ma ciò che rimane del ponte Morandi, per noi è una prova”. Come dire: se il sindaco- commissario, con poteri straordinari affidatigli dal Governo, ha promesso di iniziare l’abbattimento sabato prossimo, ma vuole far partire questo processo penale con il piede giusto, tenga conto degli elementi probatori. Tanto che Marco Bucci e il procuratore capo Francesco Cozzi ( a cui spetta dissequestrare la struttura) stanno studiando come iniziare a radere la pila 10 e la 11, incominciando dalle parti non strallate: quelle di Ponente. Comunque, il sindaco ha detto che dal 15 dicembre aprirà il cantiere per la demolizione. Le dieci ditte selezionate, che si sono riunite in Associazione Temporanea di Imprese ed hanno messo insieme un progetto unico, potranno allestire i lavori propedeutici. Per guadagnare tempo e arrivare puntuali all’altra data fissata da Bucci: il 31 marzo 2019, giorno in cui ha detto “dovrà iniziare la costruzione del nuovo viadotto, che quantomeno dovrà essere in piedi il 31 dicembre dello stesso anno.

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