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Polizia, esercito e carabinieri nella baraccopoli di Mezzanone con le ruspe

Secondo i magistrati, all’interno delle costruzioni abusive si sarebbero consumati reati come sfruttamento della prostituzione e spaccio di droga

BARI – Duecento tra agenti di polizia, carabinieri e finanzieri, più le ruspe dell’esercito. Ingresso in assetto di “guerra” nel ghetto di Borgo Mezzanone dove da oltre dieci anni sono state erette centinaia di baracche abusive intorno alla ex pista di un aeroporto militare e a ridosso del Cara.

L’operazione, disposta della procura di Foggia, aveva l’obiettivo di abbattere alcune delle costruzioni abusive dove, secondo i magistrati si consumano reati come lo sfruttamento della prostituzione e della manodopera, lo spaccio di droga e la ricettazione.

Le ruspe non hanno toccato le baracche abitate, ma hanno buttato giù una casa a luci rosse, un’auto officina ed un locale che veniva utilizzato come discoteca. Durante lo sgombero, alcuni tra i migranti, dalle svuotavano come potevano le proprie “abitazioni”, portandosi via vecchi materassi e mobili di fortuna. Nell’area vivono attualmente xirca 1500 extracomunitari. Il numero raddoppia nei mesi da giugno a settembre per la raccolta del pomodoro.

La reazione delle istituzioni

Il blitz è stato puntualmente rivendicato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Basta degrado, abusivi e illegalità. La pacchia è finita. È il primo passo per restituire alla collettività  l’intera area», ha detto.

Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, invece, è decisamente più critico: «È tutto sceneggiato, tempi, modi, parole, devo dire anche male. Evidentemente – ha detto riferendosi allo sgombero eseguito mentre Salvini era a Bari – per non fare due volte il viaggio in aereo, avranno fatto cose in maniera combinata». .

Il provvedimento

“Impossibile fare una sorta di censimento dei migranti – si legge nel decreto di sequestro firmato dai due pubblici ministeri Paola De Martino e Maria Giuseppina Gravina della Procura di Foggia – che a volte usufruiscono illecitamente dei servizi offerti dal Cara, come corrente elettrica, servizi igienici o vitto”.

Secondo i pm, nella baraccopoli opererebbe un gruppo di nigeriani che eserciterebbe il controllo su chi entra e chi esce

Nella presunta casa a luci rosse abbattute, stando alle indagini, venivano condotte alcune giovani donne per prostituirsi, mentre molti caporali utilizzerebbero la baraccopoli come centro per l’impiego: numerosi sembrerebbero essere stati i braccianti agricoli ingaggiati a basso prezzo.

«Quella di oggi – comunica la Prefettura – è la prima di una serie di azioni che porteranno, nel corso dei mesi, ad un progressivo smantellamento dell’insediamento abusivo». Le indagini che hanno portato al blitz di stamane sono partite dopo i due incendi avvenuti il 30 ottobre e il primo novembre scorsi, in cui perse la vita un giovane migrante e altri due rimasero gravemente ustionati.

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