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Piemonte è rosso, ma stretta da domani

 

Il Piemonte è da lunedì zona rossa, ma la Regione con una ordinanza firmata in serata dal presidente Alberto Cirio anticipa la stretta. Niente seconde case e mercati già chiusi domenica, ad eccezione di quelli alimentari, per contenere da subito l’epidemia, che oggi ha sfiorato il tetto dei tremila nuovi positivi, mentre prosegue l’incremento dei ricoveri.

Se le terapie intensive, con quattro nuovi ricoveri per un totale di 247 pazienti, tengono, nei reparti ordinari il balzo è di altri 79 ricoverati, per un totale di 2.684 posti letto occupati. I decessi sono 28.
I piemontesi si attrezzano e, come in occasione del lockdown di un anno fa, tornano le code fuori dai supermercati, che si sono cominciate a vedere oggi a Torino.
“In questo momento ci vuole qualcosa di rigoroso non molto diverso da quello che si fece lo scorso marzo. Credo possa bastare meno tempo, perché nel frattempo si vaccina, perché ci sono 5-6 milioni di italiani che hanno già avuto l’infezione, che lo sappiano o no. Se la vaccinazione prosegue, e soprattutto aumenta il ritmo, credo si possa arrivare a mitigare questa salita, però dobbiamo comportarci bene noi cittadini nella vita di tutti i giorni. E’ un sacrificio che nessuno più sopporta, però purtroppo è il momento più difficile, siamo chiamati allo sforzo più grosso adesso”, dice il professor Giovanni Di Perri, responsabile delle malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, a proposito del ritorno in zona rossa.
Lunedì 15 marzo, intanto, in Piemonte – dove oggi sono state inoculate 12.366 dosi, che hanno portato il totale a 551.355 – parte la vaccinazione delle persone “estremamente vulnerabili”, cioè “quelle affette da patologie – spiega la Regione – che comportano un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi di Covid”, che saranno vaccinate con Pzifer o Moderna. “Credo – ha sottolineato l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi – che sia molto corretto l’approccio che ha avuto questo Governo di dare priorità alle categorie di persone che se dovessero contrarre il virus avrebbero un’alta probabilità di sviluppare forme severe di malattia con conseguenze gravi”.

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