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Pfm canta De Andrè tra rock e lacrime: a Roma la band festeggia il 100° concerto del 2019

La capitale accoglie con l’ennesimo soldout Di Cioccio e compagni. Brividi alla voce di De Andrè in “La canzone di Marinella”

Energia purissima mista a lacrime. Possiamo riassumere così il concerto sold out tenuto ieri dalla Premiata Forneria Marconi, la PFM, in ricordo dell’indimeticato Fabrizio de Andre, senza dubbio tra i più grandi cantautori del nostro tempi e del nostro Paese, a 20 anni dalla scomparsa.

Lunghe file ai botteghini dell’Auditorium Parco della Musica. in coda generazioni diverse, forse lontane, accumunate dalla stessa passione: la musica.  Giovani, anziani, famiglie, tutti riuniti all’altare del prog, in attesa del miracolo: far tornare in vita Faber. A fare da Sacerdoti, saggi e sciamani, loro, quella premiata Forneria Marconi, capitanata dal “randagio” Franz Di Cioccio, storico membro della band ancora sulla cresta dell’onda, che accompagnò il cantautore genovese nel memorabile tour del 1979, nato quasi per caso in Sardegna tra una canzone e un bicchiere di vino. Un tour, 40 anni dopo, per ricordare, per non dimenticare, per resistere.

La data di ieri è la quarta romana di un tour che ha fatto registrare sempre tutto esaurito, come a voler dimostrare che De Andre resiste anche all’invasione della trap. Il tour «Pfm canta De André- Anniversary», è ripartito dunque dalla capitale dopo aver già fatto registrare 45 repliche sui palchi di tutta Italia e ha avuto il suo apice nell’evento all’Arena di Verona insieme a Cristiano De André, lo scorso 29 luglio.

Questo di Roma è il 100esimo concerto del 2019, un anno straordinario per la band che da febbraio gira il mondo e l’Italia senza fermarsi mai: prima la terza partecipazione del frontman Di Cioccio alla “Cruise to the edge” (la crociera riservata ai grandi della musica prog, fino ad oggi unico artista italiano che ha preso parte all’evento), poi i 45 concerti del del tour “Pfm canta De André – Anniversary”, e ancora le date estive dell’intenso “TVB Tour”. Numerosi i riconoscimenti ricevuti, tra cui il premio Franco Enriquez, quello per il Miglior Tour (Rock targato Italia), il premio Pierangelo Bertoli “Italia d’oro” e infine la rivista inglese “Prog UK” ha nominato Di Cioccio tra le 100 icone della musica «che hanno cambiato il nostro mondo».

Il Live

Il concerto, iniziato puntale e nel più religioso silenzio, è stato aperto dalla tanto energica quanto dolce arpa di Micol Arpa Rock, che ha suonato alcuni dei successi più famosi di Faber: Verranno a chiederti del nostro amoreLa canzone dell’amor perdutoVia Del Campo. Poi salgono in cattedra i maestri degli “spaghetti prog”. Si spengono le luci, gli arpeggi di chitarra scaldano l’atmosfera. Pronti via: in rapida successione «Bocca di rosa», «La guerra di Piero» e «Andrea». Il pubblico entusiasta e scatenato, applaudiva, batteva mani e piedi e accompagnava Di Cioccio cantando durante l’esecuzioni di tutto i brani. Sul palco, ad affiancare l’indomabile Di Cioccio anche Michele Ascolese, chitarrista di Faber, e Flavio Premoli alle tastiere, fondatore nel 1970 della Premiata Forneria Marconi. E ancora Patrick Djivas (basso) Lucio Fabbri (violinotastiera, chitarra), Roberto Gualdi (batteria) Alessandro Scaglione (tastiera, voce), Marco Sfogli (chitarra elettrica) e Alberto Bravin (tastiere aggiuntive, chitarra acustica, voce). Lo spettacolo, suddiviso in tre quadri, è proseguito poi con “Un giudice”, “Rimini”, “Giugno ’73”. La fisarmonica diPremoli a farla da padrone. Il secondo quadro si è invece aperto con le canzoni appartenenti all’album “La buona Novella”, quarto album de De Andre del 1970, che contribuirono a incidere sotto lo pseudonimo “i Quelli”. E quindi ecco in un climax ascendente le strazianti note de “L’infanzia di Maria”, seguite da “Il sogno di Maria”, “Maria nella bottega del falegname” e “Il testamento di Tito”. Il terzo e ultimo quadro è forse quello più movimentato. Di Cioccio prende il suo posto alla batteria e all’improvviso parte “La canzone di Marinella”. Ed ecco il miracolo. A cantarla proprio Fabrizio De Andrè. Ora sul palco ci sono proprio tutti. Si percepiscono i brividi del pubblico, a qualcuno, per la verità a molti, cade qualche lacrima. L’uditorio non fa in tempo a riprendersi che subito attacca “Zirichiltaggia”. Poi Di Cioccio prende in mano l’asta del microfono e la indirizza verso la platea urlando a squarciagola “Branca Branca” e senza battere ciglio con tutta la voce che hanno in corpo gli spettatori gridano “Leon Leon”. Parte il flauto ed è subito “Volta la carta”. Ci si accorge che ormai manca poco alla fine della magia: Franz Di Cioccio sussurra “Amico Fragile”. Assolo di chitarra. La band esce tra gli applausi scroscianti che non sembrano finire. Giusto il tempo di toglier il leggio e la compagine rientra al completo per l’ultimo saluto. “Il prossimo pezzo lo so a memora”, dice Franz tra le risate divertite del pubblico.

Una nota, massimo due. Basta poco per riconoscerla. All’improvviso tutti in piedi per quell’incontro con “Il pescatore” che “aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso”. Ecco la degna conclusione di un concerto dalle mille e una notte. Ma prima di salutarsi definitivamente i re del prog made in Italy regalano un super medley con “E’ festa” e “Impressioni di settembre” per l’apoteosi collettiva. Perché le macchine del tempo esistono e hanno regalato un sogno a duemilacinquecento appassionati. La migliore risposta al tiepido e deludente ricordo del poeta andato in onda pochi giorni prima sulle reti Rai.

Il merito va alla Pfm, a Fabrizio e a quella tournée che come amava ricordare lui stesso, “è stata il primo esempio di collaborazione tra due modi completamente diversi di concepire e eseguire le canzoni. Un’esperienza irripetibile perché PFM non era un’accolita di ottimi musicisti riuniti per l’occasione, ma un gruppo con una storia importante, che ha modificato il corso della musica italiana. Ecco, un giorno hanno preso tutto questo e l’hanno messo al mio servizio…».

 

A cura di Giovanni Cioffi

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