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Pastori sardi protestano per il prezzo stracciato del latte riversandolo in strada. Conte incontra i pastori a Cagliari

I pastori: “il governo ha ascoltato, ma ancora nessuna soluzione”. Continua la protesta

 

 

Fa male vedere il frutto del duro lavoro che cola lungo le principali strade della Sardegna. Fa male ai pastori e fa male a chi ha buon cuore, osservare la disperazione, che scivola insieme al latte riversato in terra. Protesta dura quella dei pastori sardi contro i prezzi stracciati del latte. Alla base di tutto c’è il crollo del prezzo del latte di pecora, generato dal calo delle vendite del pecorino romano dop, formaggio la cui materia prima arriva dagli ovini allevati in Sardegna.

Il prezzo del latte è a meno di 60 centesimi al litro, quota che non copre nemmeno i costi della produzione e che ha scatenato la protesta. Da giorni gli allevatori sono scesi in strada per svuotare i contenitori del latte, bloccando il traffico per farsi ascoltare. Le associazioni dei pastori e la Coldiretti chiedono di concordare un prezzo di non meno 75 centesimi per garantire la sopravvivenza degli allevamenti.

La risposta del governo è stata quasi immediata. Secondo il premier, Giuseppe Conte: “la loro protesta e le loro istanze non possono rimanere inascoltate”. Così il presidente del Consiglio ha programmato la sua visita a Cagliari, dove ha incontrato i protagonisti della protesta assieme ai ministri Centinaio e Lezzi. Conte ha poi annunciato un tavolo di filiera per il 21 febbraio: “Il tavolo sarà annunciato anche dal ministro dell’Agricoltura Centinaio e vi prenderanno parte per la prima volta anche i pastori della Sardegna. E adesso saranno allo studio delle misure per venire incontro alle loro richieste”.

Felice Floris, leader del movimento degli allevatori, dopo l’incontro all’aeroporto militare di Decimomannu con il premier e i ministri ha dichiarato: “Il governo è attento, e noi lo ringraziamo, però ci servono risposte in tempi brevi. Per questo – dice – i presidi si intensificheranno nei prossimi giorni: noi non molliamo”. Tra le proposte”c’è quella di spostare dal mercato 20 milioni di euro di pecorino romano, da destinare ai bisognosi in Italia, ma anche all’estero, per esempio in Africa”.

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