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Parto a bordo di un taxi: il tassista chiama l’ambulanza e salva la donna

È ormai sera, e le strade si svuotano all’avvicinarsi del coprifuoco. Il taxi «Livorno 50» dell’8585 ha appena caricato un cliente, un ferroviere, e viaggia da via Cenisio verso la Centrale. Al passaggio davanti alla vecchia Sip di via Pirelli, oltre l’incrocio con Melchiorre Gioia, due donne alzano un braccio verso la Toyota in servizio. Al volante, Luigi Romano, 49 anni, le avvista, fa un cenno e appena scaricato il cliente in stazione fa dietrofront, sperando di raggranellare un’altra corsa in questi mesi di scarsa liquidità. Non poteva sapere che sarebbe stato il prologo di una piccola ma intensa avventura, mai vissuta prima in 27 lunghi anni a fare avanti e indietro tra le vie di Milano. Una storia di fiocchi rosa su auto bianche, tra codici gialli, zone arancioni e croci verdi. La nascita di una bimba, in un periodo tanto buio. «E pensare che ero certo di non trovarle neppure più lì…» racconterà il tassista finalmente a casa, sabato, intorno a mezzanotte.

Due donne peruviane, di 25 e 32 anni, aspettano alla piazzola sguarnita dei taxi, sono da poco passate le 20. «Tra grossi cappotti invernali, valigie e buste varie, non mi ero accorto che una di loro avesse il pancione — spiega Romano —. Mi hanno spiegato di dover andare in zona Console Marcello a casa di amici». Con loro un piccolo di 4 anni, figlio della gestante. «Stavo caricando i bagagli, quando ho sentito la donna urlare di dolore». Appena si è seduta a bordo, le si sono rotte le acque ed è iniziato il travaglio. «L’amica ha capito subito che cosa stesse succedendo e ha fatto in tempo a spiegarmi che era incinta, prima di farla sdraiare sui sedili posteriori, iniziando a dirle “Respira, respira!” in maniera concitata».

Arrivano le 20.30 e in strada non c’è quasi nessuno. Il Romano, animo discreto, cerca di aiutare in ogni modo, e insiste nella necessità di chiamare subito un’ambulanza: «Volevamo andare direttamente in ospedale ma non sapevo né dove né come farmi ascoltare. “Meglio il 118”, ho pensato. L’amica ha quindi chiamato con il suo telefono e mi ha passato i soccorritori a cui ho fornito tutte le indicazioni possibili. E in pochi minuti sono arrivate prima l’automedica e poi l’ambulanza».

La donna viene così caricata sull’ambulanza della Croce verde e in un attimo, «forse 20 minuti», viene alla luce una bambina, con rapido spostamento verso la clinica della Macedonio Melloni (alle 21.07). «Sono rimasto con l’amica e il bambino che sembrava intimorito, forse spaventato dall’aver visto la madre sofferente. Li ho accompagnati in ospedale: si aspettavano di doverci andare, credo, dato che nelle valigie avevano i pigiami e l’occorrente per qualche giorno. Forse erano diretti a casa di amici con competenze mediche, pensavano a un parto in casa…» ipotizza il signor Luigi.

Poi, le telefonate: «L’amica ha chiamato molti amici e familiari per informarli della nascita e una volta arrivati alla Macedonio Melloni mi ha chiesto di restare per badare al piccolo una mezz’ora, mentre lei saliva dall’amica. Era silenzioso, e in pochi minuti si è addormentato. Poi li ho portati entrambi a Paderno Dugnano da altri amici. Il tassametro era acceso da due ore e mezza, segnava quasi cento euro, ma gliene ho chiesti solo 30. Mi hanno ringraziato. In tanti anni ho visto di tutto: liti familiari, ragazzi ubriachi, gente che scappava senza pagare. Ma un parto mai». La notizia è rimbalzata su frontalini e chat di tassisti che hanno festeggiato il «parto a bordo» sul web, citando anche Lucio Dalla: se è una femmina si chiamerà Futura….

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