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Paese in lutto, primi funerali a Christchurch

 

Inizia a raccogliersi nel dolore la Nuova Zelanda che, quest’oggi, ha celebrato i primi due funerali delle 50 vittime del massacro di Christchurch. In città si è nuovamente recata la premier Jacinda Ardern, dopo una giornata di lavori in Parlamento aperta da una preghiera condotta assieme all’imam Nizam ul haq Thanvi. Centinaia di persone hanno affollato il sito dove le esequie si sono svolte, praticamente in contemporanea alla diffusione dei nomi di cinque delle persone morte nell’attentato, a seguito dell’identificazione effettuata: si tratta di Hati Mohemmed Doud Nabi, 71 anni, Mohsen Mohammed Al Harbi, di 63, Junaid Ismail, di 36 – tutti neozelandesi – e Kamel Moh’d Kamal Kamel Darwish, 38enne originario della Giordania. Fra loro anche un bimbo di appena 3 anni, Mucaad Ibrahim, la più giovane vittima della strage. In totale, sono 27 i corpi identificati, 12 dei quali restituiti alle rispettive famiglie. Alcuni torneranno nei loro Paesi d’origine.

In mattinata, la premier Jacinda Ardern ha incontrato gli studenti della scuola superiore Cashmereche hanno perso nella strage alcuni loro compagni. La stessa premier ha poi ribadito il cambiamento di rotta sulla legislazione relativa alle armi, affermando che la Nuova Zelanda è stata un “esempio di cosa non fare” per quanto riguarda il controllo lassista delle armi e queste lacune saranno affrontate. Ardern ha inoltre spiegato che saranno necessarie revisioni dei servizi di sicurezza e che gli stessi servizi ne hanno fatto richiesta. La premier parla di dolore e rabbia, di un controllo sempre vigile sui gruppi estremisti ma, allo stesso tempo, di una mancata percezione del pericolo costituito da Tarrant per la quale non si da pace.

Nel frattempo, dalla Turchia torna a levarsi la voce di Recep Tayyip Erdogan, prodigo di minacce all’attentatore Brenton Tarrant al quale, ha affermato durante un comizio elettorale, “in un modo o nell’altro la faremo pagare”. Nel prosieguo del discorso, Erdogan è stato ancora più esplicito: “Tu hai ucciso ignobilmente cinquanta nostri fratelli. Pagherai per questo. Se la Nuova Zelanda non ti punirà,noi sappiamo come fartela pagare in un modo o nell’altro”. Due giorni fa, lo stesso Erdogan era finito nel mirino della critica australiana, a seguito di alcune frasi definite infelici dal premier Scott Morrison: “Gli australiani che sarebbero stati ostili all’Islam – aveva detto il presidente turco – avrebbero subito lo stesso destino dei soldati australiani uccisi dalle forze ottomane durante la Battaglia di Gallipoli durante la Prima Guerra Mondiale”. Frasi non passate inosservate, definite “scioccanti” e argomento di immediata discussione con l’ambasciatore di Ankara in Australia.

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