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Operazione “The Gift”: dieci misure cautelari per soggetti indagati a vario titolo.

Su delega di questa Procura Distrettuale, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, supportati dai reparti specializzati dell’Arma (Compagnia di Intervento Operativo del XII° Reggimento “Sicilia”, Nucleo Elicotteri e Nucleo Cinofili), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misure cautelari personali emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 10 soggetti indagati, a vario titolo, in quanto presunti autori dei reati di estorsione aggravata dal “metodo mafioso”, acquisto e detenzione di sostanze stupefacenti e furto aggravato.
L’indagine, denominata “The Gift”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e condotta dai Carabinieri della Tenenza di Misterbianco dall’ottobre al dicembre 2020, ha consentito di accertare una serie estorsioni, perpetrate con un modus agendi tipico delle consorterie mafiose, ai danni del titolare di un’autocarrozzeria e di una concessionaria di automobili, entrambe ubicate nel comune di Misterbianco. Le anzidette estorsioni venivano poste in essere al fine di mantenere alcuni detenuti in carcere, nonché per garantire “protezione” alle attività commerciali prese di mira, a fronte del pagamento di un corrispettivo in denaro (regalo) da versare con cadenza mensile. Le risultanze investigative hanno permesso di quantificare gli illeciti proventi derivanti dalle attività estorsive in circa € 5.200 complessive.  Nel corso dell’indagine, si è proceduto altresì all’arresto in flagranza di reato di uno dei responsabili delle estorsioni, nonché al fermo di indiziato di delitto di un altro correo (entrambi già condannati, in sede di giudizio abbreviato, alla pena di 4 anni e sei mesi di reclusione).
L’attività investigativa ha inoltre fatto emergere ulteriori episodi estorsivi commessi ai danni di privati cittadini – vittime inizialmente di furto di veicoli e successivamente di estorsione con il metodo del “cavallo di ritorno” – i quali, per rientrare in tempi brevi in possesso del loro veicolo indebitamente sottratto, si rivolgevano ad alcuni “intermediari”, ben inseriti nei circuiti criminali del territorio, che si attivavano tempestivamente riuscendo a garantire la restituzione del veicolo al legittimo proprietario dietro pagamento di un determinato corrispettivo in denaro, variabile in relazione alla tipologia di vettura ed ai “rapporti di amicizia” tra vittima e intermediario.

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