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Omicidio Vannini: indagata la pm D’Amore

La pm D’Amore è finita nel mirino del ministro Bonafede per i danni che le sue indagini avrebbero causato alla famiglia Vannini.

Marco Vannini aveva 21 anni quando è stato ucciso con un colpo di pistola a casa della fidanzata Martina a Ladispoli.

Adesso, Alessandra D’Amore, pubblico ministero incaricato delle indagini sul caso Vannini, è protagonista di un’inchiesta disciplinare da parte del ministro Bonafede.

Tutto è partito quando anni fa, in seguito ad una sentenza della corte d’Appello, la madre di Marco decise di fare un esposto.

Gianfranco Amendola, all’epoca procuratore capo di Civitavecchia, difende la pm: “Nonostante i vari tentativi di depistaggio, la verità sul caso Vannini è venuta fuori. Ed è stato solo grazie alla tenacia e alla professionalità di Alessandra D’Amore. Proprio adesso che la Cassazione sembra averle dato ragione, viene avviato dal ministro un procedimento disciplinare.

È incomprensibile. Le indagini non lasciavano alcun dubbio. La casa non fu sequestrata perché non ce n’era bisogno: i carabinieri, che sono arrivati mezz’ora dopo la morte di Marco Vannini, avevano preso tutto il necessario. Peraltro, né la sentenza di primo grado né quella d’appello mettono in discussione il fatto come ricostruito dalla procura.

I dubbi sono sulla qualificazione giuridica: per la corte d’Assise era dolo eventuale, mentre l’appello ha ritenuto che si trattasse di colpa cosciente. Ma questo non ha nulla a che vedere con l’operato del pm che ha fatto tutto il possibile e anche di più, tanto da contestare ai Ciontoli l’omicidio volontario”.

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