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Ritrovamento di ossa umane a Saumont. La Procura chiede l’archiviazione

I resti umani rinvenuti appartengono ad un fotografo scomparso

La procura di Aosta ha chiesto l’archiviazione del fascicolo che era stato aperto a seguito del ritrovamento di ossa umane nell’area addestrativa militare di Saumont. La macabra scoperta era avvenuta lo scorso 11 gennaio, nel corso di una esercitazione degli alpini. Grazie ai test genetici si è riusciti a risalire all’identità di quei poveri resti. Si tratta di un fotografo aostano, il 67enne Giampiero Ugolin, pensionato delle Poste e irreperibile dall’autunno 2014. La morte risalirebbe proprio a quel periodo. Dall’esame medico legale svolto, non sono emersi segni di lesioni sulle ossa. Secondo gli investigatori, il suicidio è quindi una delle ipotesi più probabili. Sulla base delle testimonianze raccolte, Ugolin era privo di ombre ma era un uomo disilluso. Tra gli oggetti rinvenuti accanto ai resti, una bottiglia di whiskey e una pistola tascabile, tipo Derringer calibro 6 mm, registrata a nome del fotografo. Questa non risulta aver sparato. Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo sono state coordinate dai pm Luca Ceccanti e Carlo Introvigne.

Pochi giorni dopo il ritrovamento dei resti, un amico aveva descritto Giampiero Ugolin come solitario e riservato.

“Era l’ottobre del 2014, passeggiavamo in centro. Era un po’ giù di morale e io sapevo che in tasca aveva un biglietto aperto per l’India. Così gli dissi “Dai che tra un pò parti!”. “Non ho più l’età per l’India”, mi rispose. Poi non ebbi più sue notizie. Ad alcuni conoscenti aveva annunciato “Da un giorno all’altro prendo l’aereo”, ma secondo me non è si è mai allontanato da Aosta.

Ugolin era stato dipendente Olivetti e poi assunto dalle Poste. Si era licenziato per fare il fotografo. Collaborava con De Agostini e con l’agenzia fotografica Icp di Milano. Si occupava di reportage, paesaggi, ma anche still life. Nikonista da sempre, scattava con la sua macchina analogica. Ma nel 2013 gli fu chiesto di passare al digitale. Lui non ne volle sapere. Amava la pellicola, solo in un secondo momento elaborava le immagini al computer, un Mac da 21 pollici che aveva acquistato da poco. Così, senza stimoli, era un pò depresso. E negli ultimi tempi aveva abbandonato la fotografia. I suoi ultimi grandi viaggi fotografici erano stati in Pakistan e Birmania”.

Ugolin lascia una sorella. Nessuno aveva mai denunciato la sua scomparsa alle autorità.

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