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Non siamo mai stati così vicini al 2014, l’Eurozona chiude il 2019 debole.

Si avanza in maniera troppo misera, il tassso di crescita di paesi come Italia e Germania è preoccupante, bene la Spagna.

Ciò che l’Europa ha subito di più in termini economici è la precarietà politica e sociale, un fattore che si è tradotto in rallentamenti pluridirezionali, sia internamente che esternamente ed in tutto il continente, non soltanto nei paesi più “in vista”. Il ritmo, sempre più flebiole, dell’attività economica nell’ultimo trimestre dell’anno ha ricondotto il prodotto interno lordo dell’area dell’euro al tasso di crescita più sottile dal 2014. I paesi aderenti alla moneta unica hanno chiuso lo scorso anno con una misera espansione dell’1,2%, abbandonando ben sette decimi dal precedente 2018. La crescita sorprendente ed inaspettata della Spagna, che ha perfino ottimizzato il suo bilancio economico nell’ultimo trimestre dell’anno, non è tuttavia riuscita a controbilanciare le perdite di Germania, Francia e Italia.

L’eurozona è apparsa sciupata nell’ultimo tratto dell’anno trascorso.

A seguito di uno sviluppo dello 0,3% nel terzo trimestre, ha terminato l’anno con un incremento flebile del 0,1%. L’aumento di lestezza attività economica iberica non è stato proporzionato al bisogno di equilibrare il crepuscolo dell’economia italiana e francese.

Le politiche espansive, d’altra parte, non hanno neutralizzato gli esiti delle tensioni sociali francesi. Infatti, l’economia d’oltralpe si è contratta dello 0,1% nell’ultimo trimestre del 2019, nonostante il fatto che nel corso dell’anno è stata confermata all’1,2%. Il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire ha affermato, attraverso un rappresentante, che “gli scioperi di dicembre hanno rallentato la crescita francese nell’ultimo trimestre del 2019”. “Alcune infrastrutture come i porti, la rete ferroviaria e i depositi di carburante sono state interrotte. Di fronte a queste difficoltà di approvvigionamento, la produzione industriale è diminuita a dicembre e le aziende hanno dovuto fare affidamento sulle loro scorte per soddisfare la domanda”, ha sostenuto il proprietario della finanza, che ha considerato la battuta d’arresto “temporanea”.

Il deperimento più marcato del PIL in Italia tra ottobre e dicembre, pari allo 0,3% è dovuto alla contrazione dell’industria ed alla stagnazione nel settore dei servizi, almeno secondo l’ISTAT.

Nel complesso quest’anno è cresciuta di soli due decimi, lasciandola ancora incapace di riprendersi ai livelli di crisi pre-economica e aprendo il divario di crescita con l’area dell’euro nel suo complesso. Ugualmente, il progresso in Germania è stato mediocre. Secondo i dati lungimiranti del suo servizio statistico Destatis, la sua economia avanzò soltanto del 0,6%.

Articolo a cura di Francesa Tinelli

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