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#NoiNonArchiviamo, presidio a Roma per ricordare Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Comune Latina dedicherà piazza a giornalista

Il 17 aprile si terrà l’udienza davanti al gip di Roma che è chiamato a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura sull’indagine relativa all’omicidio di Ilaria e Miran

Questa mattina davanti alla palazzina del Tg3, presso il Centro Rai di Saxa Rubra a Roma, la presidente Rai Monica Maggioni e il direttore generale Mario Orfeo hanno presenziato alla manifestazione #NoiNonArchiviamo, organizzata dalle sigle sindacali Fnsi, Usigrai e Comitato di Redazione del Tg3, a 24 anni dalla morte di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin per ricordare l’uccisione della giornalista e del cineoperatore a Mogadiscio.

«Stamattina siamo qua – dice Monica Maggioni – perchè sia io che Mario abbiamo fatto i giornalisti tutta la vita e questi momenti per noi assumono un valore particolare. C’e’ il tema del ricordo e della memoria, c’e’ il tema della giustizia e questo spetterà all’udienza del 17 aprile, ma c’è anche il tema di portare avanti quei valori che contraddistinguono il mestiere del giornalista in cui dobbiamo continuare a credere». Nel corso del presodio sono intervenuti telefonicamente anche Don Ciotti e la mamma di Ilaria Alpi. «Tutti insieme possiamo costruire un mondo più giusto e umano. Non abbiamo abbandonato i genitori delle vittime e voglio dire a mamma Luciana che non la lasceremo mai sola. Faremo di tutto affinché il procedimento giudiziario non sia archiviato, se lo fosse continueremo comunque a ricercare la giustizia», ha detto Don Ciotti.

Il segretario di Usigrai, Vittorio di Trapani, lancia un appello al Parlamento affinché si apra una nuova Commissione di Inchiesta sulla vicenda di Ilaria Alpi. «Ci sono ancora tante cose da capire – ha sottolineato – molte delle quali sono state sepolte ad arte».  Nel corso della cerimonia il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha annunciato che il comune di Latina ha deciso di dedicare una piazza a Ilaria Alpi, e forse forse «lo farà proprio il 17 aprile, giorno in cui e’ prevista l’udienza in Tribunale».

La vicenda giudiziaria 

Il 20 marzo del 1994, un commando somalo uccide a Mogadiscio la giornalista Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai in Somalia, e l’operatore tv Miran Hrovatin. I due erano in Africa per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e la missione Onu “Restor Hope” lanciata dagli Usa. Il 22 marzo 1994, la Procura di Roma avvia una inchiesta. Il fascicolo viene affidato al pm Giuseppe Pititto il quale scopre che sul corpo della giornalista è stato fatto solo solo un esame esterno, senza autopsia. Il 9 aprile 1996 il pm iscrive sul registro degli indagati, quale mandante del delitto, il sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Yussuf, l’ultima persona che la Alpi aveva intervistato prima di morire, per fare luce su un presunto trffico di armi effettuato dai pescherecci di una società italo-somala.

La posizione del sultano è stata però archiviata. L’8 maggio del 1996, la salma di Ilaria Alpi viene riesumata per una nuova perizia.

Ma le conclusioni degli esperti sono contraddittorie: non è chiaro se la donna sia stata uccisa a distanza o a bruciapelo. Il 12 gennaio 1998, la prima svolta: viene arrestato il cittadino somalo Omar Hashi Hassan in concorso per duplice omicidio volontario, indicato quale componente del commando. Il 20 luglio 1999. Hassan viene assolto dalla corte d’assise di Roma “per non aver commesso il fatto”. Il 24 novembre 2000, la Corte d’assise d’appello ribalta la sentenza di primo grado e condanna Hassan al carcere a vita. Il 10 ottobre 2001, la Corte di Cassazione conferma la condanna per omicidio volontario ma rinvia il procedimento per nuovo esame ad altra sezione della corte d’assise d’appello. Il 10 maggio 2002. Comincia il processo d’appello bis. Il 26 giugno 2002 Hassan viene condannato a 26 anni di reclusione.

Il 31 luglio 2003. Nasce la commissione parlamentare d’inchiesta Alpi-Hrovatin. A presiederla è l’avvocato Carlo Taormina

Ufficialmente la Commissione si schiera per l’ipotesi di un tentativo di rapina o di rapimento “conclusosi accidentalmente con la morte delle vittime”. La versione alternativa invece ipotizza che la Alpi abbia scoperto un traffico di armi e di rifiuti tossici illegali nel quale erano coinvolti anche l’esercito e altre istituzioni italiane. Il 10 luglio 2007, la procura di Roma chiede l’archiviazione per l’inchiesta-stralcio sull’omicidio: “non è stato possibile accertare altre responsabilità oltre a quella di Hassan”. Il 4 febbraio 2010 il gip Emanuele Cersosimo boccia la richiesta di archiviazione e ordina nuovi accertamenti: secondo il giudice il caso Alpi è un omicidio su commissione, con l’intento di far tacere i due reporter.

Il 23 novembre 2010 inizia il processo contro Ahnmed Ali Rage detto “Gelle”, il principale accusatore di Hassan

L’ipotesi di accusa è calunnia. Si costituiscono parte civile la madre di Ilaria e lo stesso Hassan. L’uomo sarà assolto a gennaio di tre anni dopo dal tribunale di Roma. Il 16 dicembre 2013, la presidenza della Camera, su iniziativa della presidente Boldrini, avvia la desecretazione degli atti delle Commissioni d’inchiesta sui rifiuti e sul caso Alpi. Verranno desecretati nel maggio dell’anno successivo. A febbraio Gelle, nel frattempo fuggito all’estero, ritratta a ‘Chi l’ha visto?’ che lo ha intercettato in Inghilterra: “Hassan è innocente, io neanche ero presente al momento dell’agguato. Mi hanno chiesto di indicare un uomo”.

Il 14 gennaio 2016, su istanza degli avvocati di Hassan, la corte d’appello di Perugia riapre il processo di revisione per il somalo

Il 19 ottobre 2016, la corte d’appello di Perugia assolve e dichiara subito libero Hassan dall’accusa di duplice omicidio. E’ fissata al prossimo 17 aprile l’udienza davanti al gip di Roma che è chiamato a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura sull’indagine relativa all’omicidio di Ilaria e Miran.

A cura di Giovanni Cioffi

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