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Morto Stefano Rodotà, il primo giurista a difendere la privacy

E’ morto, all’età di 84 anni, Stefano Rodotà, giurista e politico italiano, primo garante della Privacy  del nostro Paese.

Rodotà era nato, nel 1933, a Cosenza, dove aveva frequentato il liceo prima di trasferirsi a Roma, dove nel 1955 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza, discutendo una tesi assegnata da Emilio Betti. Dopo la laurea divenne assistente di Rosario Nicolò, che fu il suo maestro.

Nel 1976 e nel 1979 rifiutò la candidatura nel Partito Radicale di Marco Pannella, ma nel 1979 fu eletto deputato come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano, diventando membro della Commissione Affari Costituzionali. Nel 1983 fu rieletto e divenne presidente del gruppo parlamentare della Sinistra Indipendente.

Nel 1989 fu nominato Ministro della Giustizia nel governo ombra di Achille Occhetto e successivamente aderì al Partito Democratico della Sinistra, del quale sarà il primo presidente del Consiglio nazionale, carica che ricoprirà fino al 1992.

Nell’aprile del 1992 tornò alla Camera dei deputati tra le file del PDS e fu nominato vicepresidente. Nel 1994, al termine della legislatura durata solo due anni, Rodotà decide però di non ricandidarsi, preferendo tornare all’insegnamento universitario.

Dal 1997 al 2005 è stato il primo Garante per la protezione dei dati personali, mentre dal 1998 al 2002 ha presieduto il gruppo di coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell’Unione europea.

Dal Movimento 5 Stelle era giunta, nel 2013, la proposta di eleggere Rodotà come Presidente della Repubblica, ma i voti dei grillini, degli esponenti di Sinistra Ecologia e Libertà e di parte del Partito Democratico non furono sufficienti: l’Assemblea scelse Giorgio Napolitano.

Ma Rodotà, prima di essere un uomo politico, è stato un grande giurista italiano, come hanno ricordato i principali rappresentanti delle istituzioni. “Addio a Stefano Rodotà: insigne giurista, uomo delle Istituzioni, intellettuale che ha dato moltissimo al nostro Paese. Ho avuto tante volte l’occasione di incontrarlo e confrontarmi sul tema dei diritti, a lui particolarmente caro e al quale ha dedicato decenni di impegno: ne ricordo l’intelligenza vivace e la straordinaria capacità di affrontare con linguaggio semplice temi profondamente complessi. Ci mancherà”, ha scritto il Presidente del Senato, Piero Grasso.

Anche la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha riconosciuto che con Rodotà “perdiamo uno straordinario giurista, che si è battuto per il diritto di avere diritti anche nell’età digitale”.

Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, lo ha ricordato come “grande giurista, intellettuale di rango, straordinario parlamentare. Una vita di battaglie per la libertà”.

Dal mondo politico e accademico sono giunte parole di stima e riconoscimento per il lavoro svolto da Rodotà, che si spera diventino segno dell’assunzione, da parte delle istituzioni, dell’impegno a proseguire la lotta per i diritti avviata dal Professore.

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